<p>(ats) BERNA, La commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati vuole impedire le dimissioni tattiche dei consiglieri federali. Essa intende fissare un periodo di un anno prima della data delle elezioni federali durante il quale non ci potranno essere vacanze in seno al governo.</p>

Questa novità è stata adottata con 7 voti senza opposizione e 5 astenuti, ha indicato oggi alla stampa il presidente della commissione Franz Wicki (PPD/LU). In futuro, l'Assemblea federale non potrebbe più sostituire un consigliere federale dopo la sessione invernale che precede le elezioni federali dell'autunno successivo.

Ciò significa - secondo Wicki - che l'ultimo termine concesso a un consigliere federale per rassegnare le dimissioni cadrebbe verso la metà di novembre dell'anno antecedente le elezioni. Dopo questo termine potrebbero essere sostituiti solo i membri del governo che si ritirano per motivi gravi, segnatamente di salute. Spetterebbe al parlamento decidere se i motivi addotti siano giustificati.

Questa novità modificherebbe considerevolmente la vita politica svizzera. Vari consiglieri federali - Arnold Koller e Flavio Cotti nel 1999, Otto Stich nel 1995 - rassegnarono le dimissioni a pochi mesi dalle elezioni federali. Generalmente i partiti traggono vantaggi da queste partenze, visto che occupano la scena mediatica.

Kaspar Villiger e Ruth Dreifuss, la cui partenza è attesa prima delle elezioni federali dell'ottobre 2003, non sarebbero interessati dalla nuova disposizione. La commissione desidera infatti ancorarla nella legge sul parlamento - di scena agli Stati in marzo - che entrerà in vigore solo tra qualche anno.

Con 6 voti contro 5, la commissione ha inoltre respinto la proposta di una minoranza di procedere all'elezione in blocco del Consiglio federale. La commissione ha optato per lo statu quo: sette elezioni distinte. Secondo Wicki, questa pratica è più trasparente.

La commissione ha poi modificato vari punti della legge sul parlamento, adottata in ottobre dal Nazionale. Al posto di allestire un elenco dei lobbysti che frequentano Palazzo federale durante le sessioni, la commissione propone di pubblicare il registro delle persone accreditate dai parlamentari (al massimo due per deputato: parenti o esponenti di gruppi d'interesse).

Come il Nazionale, anche la commissione degli Stati si è pronunciata in favore di un obbligo per tutti i parlamentari di annunciare i loro legami d'interesse. Proposta da una minoranza, l'idea di convincere i presidenti delle Camere a lasciare ogni mandato durante l'anno di presidenza è stata respinta a 6 contro 4.

Voto sui crediti importanti

Alla luce dell'esperienza Swissair (quando il parlamento si è visto "costretto" ad accettare un credito di oltre 2 miliardi, dal momento che la delegazione delle finanze aveva già dato il proprio assenso), la commissione desidera introdurre un limite sopra il quale sarebbe necessario un voto delle Camere. Con 6 voti contro 1, la commissione propone di fissare tale limite al 2% delle spese della Confederazione, pari ossia a circa un miliardo di franchi.

Temendo conflitti d'interesse, la commissione ha inoltre negato a ogni membro dell'amministrazione federale il diritto di farsi eleggere in parlamento. Il Nazionale aveva invece previsto l'eleggibilità per i membri dell'amministrazione non occupati in funzioni dirigenziali o non coinvolti nelle decisioni delle Camere.

Infine, in merito alla pubblicazione dei voti dei parlamentari, che la Camera del popolo voleva rendere ogni volta obbligatoria, la commissione è contraria ad ancorare questo aspetto nella legge. Ogni Consiglio - ha concluso Wicki - deve poter decidere la pratica che intende seguire.

sda/ats 12.02.2002