(ats) La revisione della Legge sulle telecomunicazioni non fa ancora l'unanimità. Sebbene le due Camere siano d'accordo che i fornitori di servizi online debbano segnalare all'Ufficio federale di polizia (fedpol) i casi sospetti di pedopornografia, non è ancora stata trovata un'intesa sulla formulazione di tale disposizione nella legislazione. Il Nazionale ha fatto oggi una nuova proposta.

I due Consigli si sono già accordati su una serie di misure per lottare contro la pornografia illegale, in particolare le norme relative alla pedopornografia. I fornitori di servizi non dovranno più semplicemente bloccare l'accesso dei loro clienti ai siti internet con contenuti di questo tipo.

L'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), fedpol e le autorità cantonali competenti dovranno intervenire per rimuovere rapidamente e su scala internazionale il contenuto pornografico illecito. Per farlo, potranno avvalersi di organismi di allerta gestiti da terzi e da autorità straniere.

In un primo tempo, la Camera del popolo non aveva voluto obbligare i fornitori a segnalare i casi sospetti a fedpol. Per la maggioranza, una disposizione di questo tipo avrebbe portato i fornitori a dover giocare al poliziotto. Secondo la consigliera federale Simonetta Sommaruga, in alcuni casi si correva il rischio che molte persone fossero ingiustamente segnalate.

Per gli Stati, invece, si tratta di un tema cardine della legge. Per questo motivo, è stata formulata una nuova disposizione: in futuro i fornitori dovranno segnalare tutti i casi sospetti, anche quelli che scoprono per caso nel quadro delle loro attività o che terze persone hanno portato alla loro conoscenza per iscritto.

Ora anche il Nazionale si è detto d'accordo. Tuttavia la Camera del popolo vorrebbe una formulazione più precisa dei casi sospetti, con riferimento all'articolo sulla pedopornografia nel Codice penale svizzero.

Servizi d'emergenza

Oggi i deputati hanno discusso a lungo di un altro articolo della legge: quello che prevede che nessun emolumento venga riscosso per le concessioni di radiocomunicazione ai servizi d'emergenza che svolgono prestazioni "di esclusivo interesse pubblico", come i pompieri o la polizia. Con questa precisazione, voluta dai "senatori", si vuole evitare che organizzazioni miste o private, come la Guardia aerea svizzera di soccorso (REGA), ne possano beneficiare.

Con 97 voti contro 88 e 2 astenuti, oggi la Camera del popolo si è allineata a quella dei Cantoni. L'Unione democratica di centro e il Partito borghese democratico non sono riusciti a convincere la maggioranza del plenum ad includere anche la REGA o organizzazioni analoghe.

Benché oggi siano state appianate tre altre divergenze minori tra le due Camere, il dossier ritorna quindi agli Stati.