Con 13 voti contro 12 la Commissione ha deciso di mantenere la sua iniziativa parlamentare 23.401 «Lex Ukraine», che intende far decadere le dichiarazioni di non riesportazione qualora il materiale bellico sia destinato all’Ucraina nel contesto della guerra russo-ucraina. Il 3 febbraio 2023, con 9 voti contro 3, la Commissione omologa del Consiglio degli Stati (CPS-S) aveva rifiutato di sostenere tale proposta.

La maggioranza della Commissione ritiene che la Svizzera debba sostenere maggiormente l’Ucraina e contribuire così alla sicurezza in Europa. È anche dell’opinione che le modifiche proposte rispettino il diritto della neutralità poiché non consentiranno l’esportazione diretta di materiale bellico in zone di conflitto, ma riguarderanno unicamente le dichiarazioni di non riesportazione firmate dai Paesi che hanno acquistato materiale bellico svizzero. La maggioranza è consapevole che l’iniziativa parlamentare solleva questioni relative alla neutralità, ma pensa che tali questioni potranno essere discusse durante la seconda fase.

Una minoranza teme che la riesportazione di materiale bellico svizzero verso l’Ucraina possa rivelarsi problematica per la neutralità, in particolare per quanto concerne il principio della parità di trattamento previsto dal diritto della neutralità. Ritiene altresì che l’impatto sul conflitto sarebbe marginale data l’esigua quantità di armi e munizioni interessate. Inoltre, la Svizzera dispone di altri strumenti più efficaci per aiutare la popolazione ucraina, per esempio la fornitura di aiuti umanitari.

L’iniziativa sarà ora dibattuta dal Consiglio Nazionale durante la sessione speciale o durante la sessione estiva 2023.

No all’iniziativa della CPS-S

Con 16 voti contro 7 e 2 astensioni, la Commissione non ha approvato l’iniziativa parlamentare 23.402, presentata il 3 febbraio 2023 dalla CPS-S. L’iniziativa chiede di limitare a 5 anni la dichiarazione di non riesportazione per Paesi come Francia, Germania, Italia ma anche Stati Uniti e Giappone. La riesportazione dovrebbe essere possibile a condizione che i Paesi di destinazione non siano coinvolti in un conflitto armato e che non vi sia alcun rischio di impiego del materiale bellico contro la popolazione civile. L’iniziativa chiede altresì che sia possibile la riesportazione di materiale bellico verso un Paese coinvolto in un conflitto armato se esso si avvale del diritto di autodifesa in virtù del diritto internazionale pubblico. Le dichiarazioni di non riesportazione firmate oltre cinque anni prima dell’entrata in vigore della modifica di legge verrebbero anch’esse dichiarate nulle.

Allentamento «light» delle condizioni di riesportazione

Per contro, con 12 voti contro 10 e 3 astensioni la Commissione ha presentato una nuova iniziativa parlamentare (23.403) che riprende i punti essenziali dell’iniziativa parlamentare 23.402 della CPS-S. La nuova iniziativa chiede che la dichiarazione di non riesportazione possa eccezionalmente essere limitata a 5 anni sulla base di una decisione che il Consiglio federale prenderebbe nei singoli casi specifici. La limitazione della durata delle dichiarazioni di non riesportazione andrebbe adottata solamente se il Paese di destinazione non viola in maniera grave i diritti umani, non vi è alcun rischio che il materiale bellico venga impiegato contro la popolazione civile e il Paese di destinazione non è coinvolto in un conflitto armato interno o internazionale.

La riesportazione di materiale bellico sarebbe tuttavia possibile se il Paese di destinazione si avvale del diritto di autodifesa in virtù del diritto internazionale pubblico. In tal caso, la violazione del divieto dell’uso della forza deve essere stata sanzionata da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite oppure da una maggioranza di due terzi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sarebbe anche consentito riesportare materiale bellico laddove il Consiglio di Sicurezza abbia adottato misure secondo l’articolo 42 dello Statuto dell’ONU che interessano forze aeree, navali o terrestri degli Stati membri. Per evitare che queste disposizioni vengano aggirate si applicano a tutti gli Stati in cui il materiale bellico svizzero è in seguito trasferito.

La maggioranza della Commissione ritiene che alla luce della situazione attuale sia necessario un allentamento del divieto di riesportazione, associato a condizioni molto severe. La legislazione corrente impedisce infatti ai Paesi che hanno acquistato materiale bellico in Svizzera – per lo più Paesi europei – di aiutare l’Ucraina fornendo armi o munizioni di provenienza svizzera. Tale regolamentazione espone il nostro Paese a grandi incomprensioni da parte dei suoi partner più stretti. Secondo la maggioranza della Commissione, la Svizzera ha il dovere di partecipare agli sforzi intrapresi in caso di violazione manifesta del diritto internazionale. Per la minoranza, questa modifica pone problemi in quanto una decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non ha legittimità legale. La minoranza è anche dell’avviso che la soluzione proposta non risolva i problemi posti dalle dichiarazioni di non riesportazione poiché il Consiglio federale dovrebbe sempre decidere, caso per caso, se autorizzare o meno le domande dei Paesi che acquistano materiale bellico svizzero.

Presieduta dal consigliere nazionale Mauro Tuena (UDC, ZH), la Commissione si è riunita a Berna il 20 e il 21 febbraio 2023.