(ats) La lingua dei segni dovrebbe essere riconosciuta giuridicamente mediante una norma da hoc. È quanto prevede una mozione adottata oggi dal Consiglio nazionale per 134 voti a 32 per il riconoscimento e la promozione delle tre lingue dei segni utilizzate in Svizzera.

L'obiettivo dell'atto parlamentare è di fornire pari opportunità alle persone sorde o con difficoltà uditive, in particolare nei settori dell'accesso all'informazione, alla comunicazione, alla partecipazione politica, ai servizi, all'istruzione, al lavoro, alla cultura e alla salute.

"Questo riconoscimento è un segnale importante per la comunità", ha dichiarato il Consigliere federale Alain Berset. Le lingue dei segni sono equivalenti alla lingua parlata, ha affermato a nome della commissione Anna Giacometti (PLR/GR). Tuttavia, c'è ancora troppa discriminazione, ha spiegato la deputata grigione.

Contraria alla mozione Verena Herzog (UDC/TG), secondo cui il testo dell'atto parlamentare solleva a suo avviso un problema di equità nei confronti di altre forme di disabilità. Per la Herzog sarebbe necessario trovare una soluzione all'interno dell'attuale quadro giuridico.

Il Consiglio federale si era già detto pronto ad accogliere la mozione elaborata dalla Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio nazionale (CSEC-N). La commissione vuole inserire il riconoscimento delle lingue dei segni in una legge separata basandosi su un rapporto - redatto in risposta ai postulati presentati dai consiglieri nazionali Christian Lohr (Centro/TG) e Marco Romano (Centro/TI) e dai loro ex colleghi Regula Rytz (Verdi/BE) e Mathias Reynard (PS/VS) - nel quale si presentano le diverse possibilità.

Per la Federazione svizzera dei sordi (FSS) l'elaborazione di una legge federale sulla lingua dei segni è l'unico modo per darle uno statuto ufficiale e promuovere i diritti dei sordi. Una tale legge permetterebbe di proporre tutta una serie di misure che coprono in modo centralizzato le aree fondamentali della vita quotidiana come il diritto all'informazione, alla comunicazione, al lavoro, alla salute, all'istruzione o alla cultura.

La mozione passa ora al Consiglio degli Stati.