La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (CPS-S) prende atto della revisione dell’ordinanza sul materiale bellico prevista dal Consiglio federale. Con 6 voti contro 4 e 3 astensioni rinuncia a formulare raccomandazioni all’attenzione del Collegio governativo. In precedenza aveva respinto con 9 voti contro 4 una proposta tesa a raccomandare al Consiglio federale di rinunciare alla revisione.

​La Commissione è stata consultata sulla modifica dell’ordinanza sul materiale bellico prevista dal Consiglio federale. Il nuovo testo contiene essenzialmente tre elementi: innanzitutto nelle procedure di autorizzazione occorre considerare il mantenimento della base industriale quale criterio indipendente. In secondo luogo in futuro deve essere possibile autorizzare eccezionalmente l’esportazione di materiale bellico in Paesi implicati in un conflitto armato interno se non vi è motivo di supporre che il materiale bellico da esportare sarà impiegato nel conflitto. Infine, la durata di validità delle autorizzazioni rilasciate deve essere prorogata.

Prima di decidere la Commissione ha sentito in modo approfondito il capo del DEFR nonché i servizi responsabili per le domande di esportazione della SECO e il DFAE. Ha così preso atto del fatto che, secondo il Consiglio federale e i servizi competenti, la modifica costituisce un compromesso equilibrato che tiene conto degli aspetti della politica di sicurezza, della politica economica e della politica estera. Ha inoltre discusso a fondo della prassi svizzera in materia di esportazioni, confrontandola con quella di altri Paesi europei, e dell’esatto svolgimento dell’esame delle domande nei singoli casi.

Dopo aver preso conoscenza di queste informazioni e considerato che la modifica delle ordinanze compete al Consiglio federale, la Commissione ha deciso con 6 voti contro 4 e 3 astensioni di non rivolgere raccomandazioni al Consiglio federale. Prima aveva respinto proposte tese a raccomandare al Collegio governativo rispettivamente di rinunciare alla revisione (con 9 voti conto 4) o di valutarla in modo positivo (con 6 voti contro 4 e 3 astensioni).

Standard minimi per le società di sicurezza

Con 9 voti contro 3 la Commissione propone alla propria Camera di respingere la mozione 17.4101 «Disciplinare a livello nazionale standard minimi per le società di sicurezza». La mozione chiede che la fornitura di prestazioni di sicurezza private sia disciplinata a livello nazionale. Dopo aver preso atto di un rapporto aggiuntivo dell’Ufficio federale di giustizia, la Commissione ha deciso di non voler intervenire nell’ambito di competenza dei Cantoni. Il mantenimento della sicurezza pubblica – che include le prestazioni dei servizi di sicurezza privati – compete ai Cantoni. L’esempio di successo del concordato dei Cantoni della Svizzera occidentale sulle società di sicurezza mostra, tra l’altro, che un’armonizzazione è possibile anche senza un disciplinamento a livello federale. Altri membri della Commissione hanno invece addotto che è necessario un disciplinamento armonizzato a livello nazionale, tanto più che questo settore cresce in modo incontrollato con i rischi che ne derivano.

Il Consiglio degli Stati tratterà la mozione durante la sessione autunnale. A marzo 2018 l’aveva sottoposta alla Commissione per l’esame preliminare e lo svolgimento delle audizioni (cfr. comunicato stampa della CPS-S del 15 agosto 2018).

La Commissione posticipa al quarto trimestre le decisioni relative alle mozioni 18.3179, 18.3180 e 17.3604.

Presieduta dal consigliere agli Stati Josef Dittli (PLR, UR), la Commissione si è riunita a Berna il 30 agosto 2018. A parte della seduta era presente il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, capo del DEFR.