Questo patto non vincolante di 34 pagine è il primo strumento a livello internazionale volto a far sì che gli Stati cooperino al ritorno dei propri cittadini. Nelle scorse settimane è stato criticato da più fronti tanto che il governo ha rinunciato a partecipare alla conferenza internazionale che si terrà a Marrakech il 10 e 11 dicembre durante la quale il patto dovrà essere formalmente approvato.
Oggi Philipp Müller (PLR/AG) ha affermato che il patto si concentra solo sugli aspetti positivi della migrazione, senza spendere una sola parola sui problemi che può generare. Insomma, anche se non si tratta di un'intesa vincolante sul piano giuridico, è necessario agire con prudenza.
Per Hannes Germann (UDC/SH) il patto è incompatibile con la gestione indipendente dell'immigrazione. Il documento contiene inoltre tutta una serie di diritti, anche di natura finanziaria, ai quali i migranti potrebbero pretendere. "Non è l'ONU che deve dirci come regolare la migrazione", ha aggiunto Thomas Minder (indipendente/SH).
La mozione con la quale Germann chiedeva al governo di non firmare l'accordo è però stata bocciata con 22 voti contro 14 e 4 astenuti. Ciò non significa che il governo firmerà il patto: i "senatori" hanno infatti approvato, come detto, due mozioni che chiedono di conferire tale competenza al Parlamento.
L'importanza del tema in discussione giustifica la necessità di sottoporre il trattato al vaglio del Parlamento, ha spiegato Filippo Lombardi (PPD/TI) a nome della Commissione di politica estera. In questo modo si potranno conoscere in dettaglio i contenuti del patto e le conseguenze per la Svizzera. Questi chiarimenti saranno contenuti nel messaggio del governo a destinazione del parlamento.
In ogni caso, anche se il Nazionale dovesse approvare le mozioni che chiedono di trasmettere il dossier la Parlamento, la sorte del patto è più che mai in bilico. Alla scontata opposizione dell'UDC si è aggiunta martedì anche quella del PLR; insieme i due gruppi parlamentari possono contare su 99 seggi su 200.
Oggi al Consiglio degli Stati è stata la sinistra a difendere il patto: questo trattato è stato realizzato anche, se non soprattutto, grazie al sostegno della Svizzera, hanno sottolineato diversi oratori. "È stato celebrato dai diplomatici del Dipartimento degli affari esteri come un successo della diplomazia elvetica", ha aggiunto Christian Levrat (PS/FR).
"La Svizzera vuole veramente allinearsi sulle politiche portate avanti da Alternative für Deutschland, FPÖ, Viktor Orban o Donald Trump?", si ha chiesto il friburghese mettendo anche in dubbio la costituzionalità del voler lasciare decidere al Parlamento.
Su quest'ultimo punto gli Stati hanno tacitamente chiesto al governo - con un postulato - di riferire entro sei mesi sul ruolo crescente delle "soft laws" (ossia un documento che, pur non essendo giuridicamente vincolante, produce effetti politici) nelle relazioni internazionali. Si tratterebbe di decidere se la legge sul parlamento debba essere modificata.
Tornando al Patto, c'è da sottolineate che quasi tutti i Paesi lo hanno sostenuto quando è stato approvato dall'Assemblea generale dell'ONU in luglio. Solo gli Stati Uniti si erano già dissociati. Nel frattempo hanno fatto altrettanto Ungheria, Austria, Australia e Repubblica Ceca, Israele, Polonia, Bulgaria e Estonia. Martedì il governo Italiano ha deciso che sarà il Parlamento a decidere.
È intanto notizia di oggi che in Germania il Bundestag ha approvato il Patto globale dell'ONU sulla migrazione con 372 voti favorevoli, 153 contrari e 141 astenuti. Sempre nella giornata odierna, il parlamento slovacco ha invece approvato una risoluzione contro il documento con 90 voti contro 15 (l'opposizione ha lasciato l'aula prima della votazione).