Fa stato il testo parlato.

Gentile Presidente dell’Assemblea parlamentare
Gentile Segretaria generale del Consiglio d’Europa
Egregio Presidente dell’Assemblea nazionale francese
Stimate colleghe e stimati colleghi
Gentili Signore, egregi Signori
 
L’Europa. Un continente; cinquanta paesi; ancora più lingue e dialetti; oltre 800 milioni di abitanti. Così diversa, ma anche così unita: questa è l’Europa, riunita quasi nella sua totalità sotto il cappello istituzionale del Consiglio d’Europa, che include oggi 47 paesi e ha stipulato 720 convenzioni. Il collante tra le varie entità non si limita però ad accordi istituzionali e trattati sovranazionali, ma quello che davvero ci tiene assieme sono i nostri valori comuni.
 
Anche ripercorrendo la storia che ha portato alla fondazione del Consiglio d’Europa vediamo che i valori giocano un ruolo fondamentale, come ha sottolineato al momento della firma del Trattato di Londra il 5 maggio di 70 anni fa anche il Ministro degli esteri della Gran Bretagna dell’epoca, il Signor Ernest Bevin: “Questo accordo pone le fondamenta per qualcosa di nuovo e pieno di speranza per la vita in Europa. Siamo oggi testimoni della creazione di una nuova istituzione democratica comune al questo antico continente europeo”.
È un primo passo verso una maggior collaborazione – economica, politica, sociale - tra gli Stati europei, ritenuta indispensabile al mantenimento della pace. La collaborazione non come fine, ma come mezzo per risollevare l’Europa dalle macerie di non una, bensì di due guerre; un mezzo per portare prosperità e prospettive alle nuove generazioni e soprattutto un mezzo per assicurare che qualcosa del genere non arrivi mai più.
 
Quest’anno si celebrano quindi 70 anni di Consiglio d’Europa, 70 anni di pace e di unità in Europa, un continente che ha saputo imparare dai propri errori e ricostruirsi. Un processo di ricostruzione ambizioso, orientato a valori quali la pace, il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia e delle minoranze. Ma anche all'uguaglianza, allo stato di diritto e ai diritti umani. Oltre a condividere questi valori, gli Stati europei si caratterizzano per il pluralismo e la solidarietà, in parte negati dai fenomeni di intolleranza, razzismo, xenofobia o di discriminazioni legate al genere.
 
Ma come avviene per ogni entità politica federale o confederale, bisogna trovare il giusto equilibrio tra apertura e sovranità dei singoli Stati, tra collaborazione e indipendenza. Equilibrio che secondo alcuni al momento non sussiste, avendo conferito eccessivi poteri all’istituzione sovranazionale e privandone quindi lo Stato nazionale. Non penso che questo sia il caso, proprio perché molte delle sfide che stiamo affrontando e che ci attendono in futuro non si fermano ai confini nazionali. Il cambiamento climatico, le migrazioni e la digitalizzazione - solo per citarne alcuni - sono tematiche globali che richiedono risposte che esulano dalle competenze dei singoli Stati. Risulta quindi fondamentale trovare risposte globali, senza però voler sminuire l’importanza che i Parlamenti nazionali giocano nell’implementazione di queste risposte: sono i Parlamenti che dispongono delle competenze per creare le leggi, adattandole alle specificità di ogni paese, e soprattutto sono i Parlamenti che hanno il legame diretto con la cittadinanza e il mandato democratico dalla stessa. Parlamenti nazionali che devono però essere molto attenti alle osservazioni e alle decisioni del Consiglio d’Europa.
 
Penso che quanto raggiunto non deve però spingerci a dare per scontate le conquiste ottenute e i valori trovati. Ecco perché i prossimi 70 anni di questa casa comune sono così importanti. Dobbiamo restare vigili: la messa in discussione di principi comuni che sono alla base della democrazia si stanno moltiplicando e stanno guadagnando terreno in molte regioni. Non si tratta di critiche unicamente verso la struttura istituzionale europea, ma anche contro i valori che essa rappresenta: ci sono sempre più persone e movimenti che mettono in dubbio valori che dovrebbero essere intrinsechi a ogni società moderna e democratica. Valori come l’uguaglianza, la protezione delle minoranze, il rispetto reciproco e la solidarietà.
Viviamo in un’epoca in cui ci sono persone che vogliono costruire muri – visibili e invisibili; reali e immaginari – per dividere le persone sulla base di criteri come la nazionalità, l’origine etnica, religiosa o sociale, ma anche il genere. In quanto rappresentante di una minoranza linguistica nel mio paese, mi considero una sostenitrice dei diritti delle minoranze, e ne ho fatto un tema del mio mandato presidenziale. Credo sinceramente che le nostre differenze non debbano allontanarci, ma dovrebbero invece servire ad arricchire la nostra collaborazione. La difesa delle minoranze linguistiche e culturali, il loro riconoscimento, l’inclusione e la partecipazione contribuiscono a diminuire la distanza tra i cittadini e le istituzioni. Così come la lotta alle disugualianze economiche e di reddito, alla povertà e il rafforzamento dei diritti delle donne devono essere chiare priorità dei parlamenti nazionali. Garantendo spazio alle opinioni altrui, riconoscendo il diritto internazionale, difendendo i meccanismi democratici possiamo rafforzare la fiducia nelle istituzioni. Provengo da un Paese, la Svizzera, nella quale la democrazia diretta gioca un ruolo centrale. Sono cosciente e convinta dell’importanza di coinvolgere e rendere partecipi i cittadini e le cittadine alle decisioni democratiche. Ciò però implica anche un informazione corretta e imparziale. Eppure anche in Svizzera, nonostante la democrazia diretta, si deve riflettere su come coinvolgere maggiormente la popolazione, garantendo il legame con le istituzioni.
 
Questo anniversario non deve quindi essere unicamente un ricordo del benessere, dell’unità e della pace trovata in Europa, ma anche un avvertimento e un auspicio per il futuro: non diamo per scontato quanto raggiunto, ma impegniamoci ogni giorno per salvaguardare e proteggere queste conquiste e soprattutto questi valori. Oggi, domani e per i prossimi 70 anni! Ecco perché non solo all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, non solo oggi a questo incontro dei Presidenti parlamentari, ma anche nei Parlamenti nazionali dobbiamo sempre parlare di valori se vogliamo dare un futuro alla nostra casa comune.

 
Care colleghe, cari colleghi,
Per affrontare le sfide citate prima penso che sia anche fondamentale favorire dei momenti di incontro e di discussione come quello di questa Conferenza, cercando così di rafforzare le piattaforme di scambio interparlamentari. Scambio necessario per fornire delle risposte ai cittadini e alle cittadine anche nell’epoca della globalizzazione, facendo comprendere l’importanza del multilateralismo. A nome del Parlamento svizzero vi ringrazio quindi per il vostro invito a parlare qui oggi, che sottolinea l’importanza del Consiglio d’Europa e della Corte Europea dei diritti umani; ma soprattutto vi ringrazio per l’importante lavoro che fate per difendere l’Europa della solidarietà, dell’unità e della pace. Grazie, e ricordiamoci di non dare per scontato quanto raggiunto, ma impegniamoci ogni giorno per salvaguardare e proteggere queste conquiste.