(ats) Diversamente dall'Ue, i gestori di piattaforme di comunicazione in Internet (come Google o Facebook) in Svizzera non devono pagare ai giornalisti un compenso per il loro lavoro. Lo ha stabilito oggi il Consiglio degli Stati che, ritornando su una precedente decisione della sua commissione preparatoria, non ha voluto inserire una simile disposizione nella revisione della Legge sul diritto d'autore, poi adottata al voto finale per 36 voti e 3 astensioni. Il dossier ritorna al Consiglio nazionale.

In una prima riunione risalente al febbraio scorso, la commissione aveva stabilito che per un periodo di 10 anni gli editori di media disponessero nei confronti degli offerenti commerciali di servizi elettronici il diritto esclusivo di mettere a disposizione tutta o parte della loro produzione mediatica.

Gli offerenti avrebbero tuttavia potuto pubblicarne singole parole senza un significato giornalistico proprio insieme al link che consente agli utenti di accedere direttamente alla pubblicazione originale.

Per il relatore della commissione, Ruedi Noser (PLR/ZH), se anche in un primo momento questa soluzione sembrava sensata anche alla luce delle difficoltà che attanagliano i media, a un secondo esame ci è sembrato che un simile cambiamento, in linea con quanto deciso a Bruxelles, potesse "essere controproducente". Le piattaforme potrebbero infatti, facendo ricorso per esempio a dei robot, rendere più difficile la ricerca di certi contenuti sul web, e ciò a spese degli editori.

Noser ha fatto riferimento a un incontro con i rappresentanti di alcune piattaforme in Svizzera, come Google, e spiegato che sarebbe meglio attendere gli sviluppi della situazione in seno all'Unione europea. Per questo motivo, il plenum ha accolto un postulato che chiede al Consiglio federale di monitorare la situazione.

A metà aprile, l'Ue ha adottato nuove regole circa la protezione del diritto d'autore nell'era digitale. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguarsi. La riforma prevede la possibilità (non l'obbligo) per gli editori di negoziare accordi con le piattaforme come Google o Facebook per farsi pagare l'utilizzo dei contenuti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti. I link restano liberi e gratuiti.

Il Consiglio nazionale, che ha trattato la legge lo scorso dicembre, aveva bocciato una proposta della sinistra di far passare alla cassa le grandi piattaforme per indennizzare i media e i giornalisti.

No esenzione per alberghi, ospedali o prigioni

Nel corso del dibattito odierno, la Camera dei Cantoni ha poi deciso, diversamente dal Nazionale, di non voler esonerare dal pagamento dei diritti d'autore alberghi, appartamenti di vacanza, ospedali o prigioni. Il Nazionale si era invece espresso per estendere anche a questi luoghi la nozione di "uso privato" di un'opera "dinanzi a un gruppo ristretto di persone".

Per Noser, la scelta della Camera del popolo vuole fare della Svizzera un'eccezione a livello internazionale. Una simile esenzione sarebbe inoltre, a suo dire, contraria alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Per il "senatore" zurighese non è sensato mettere in pericolo un difficile compromesso raggiunto in seno all'AGUR - il gruppo di lavoro ad hoc sul diritto d'autore - per un milione di franchi circa l'anno.

Musica da film, no compenso in principio

Circa la regolamentazione in materia di video a richiesta, la maggioranza ha voluto esentare la musica nei film dall'obbligo del compenso.

In questo modo, s'intende preservare il modello attuale secondo cui, su mandato dei musicisti, già oggi si svolgono trattative tra le società di gestione e le piattaforme di video a richiesta. In Nazionale aveva deciso per un compenso.