(ats) Solo in caso di reati di lieve entità sarà possibile godere dell'impunità riparando il torto commesso. È quanto prevede una modifica del Codice penale adottata oggi dal Consiglio nazionale, con l'eccezione dell'UDC, per 121 voti a 55 ( 4 astenuti). Il dossier passa al Consiglio degli Stati.

Attualmente l'articolo 53 del Codice penale prevede che l'autore di un reato possa evitare un procedimento penale o una punizione se risarcisce il danno. La pena detentiva massima non può eccedere i due anni con la condizionale e l'attuazione del procedimento penale dev'essere di scarsa importanza. La riparazione può avvenire sotto forma di un pagamento in denaro o con un'altra prestazione personale, ad esempio di lavoro.

Questo articolo di legge, adottato nel 2007 in concomitanza con la revisione totale della parte obbligatoria del Codice penale, ha dato adito in passato a parecchie critiche. L'impressione, ha dichiarato a nome della commissione Lisa Mazzone (Verdi/GE), è che potessero usufruire di questa possibilità solo persone in grado di pagare un risarcimento, ossia solvibili.

Da qui la proposta di inasprire le condizioni per poterne beneficiare sotto forma di un'iniziativa parlamentare inoltrata già nel 2010 dall'ex consigliere nazionale, ora deceduto, Daniel Vischer.

La maggioranza del Nazionale, seguendo le proposte della sua commissione, ha quindi voluto rendere più restrittive le condizioni fissando la pena massima a un anno con la condizionale, o se la persone in questione rischia una pena pecuniaria con la condizionale o una multa. Altra novità: la riparazione, ha spiegato Mazzone, sarà possibile solo se l'autore riconosce di aver commesso il reato, ammettendo i fatti.

L'udc avrebbe voluto inasprire ancora di più questa parte dell'articolo, restringendone l'applicazione alle sole pene pecuniarie con la condizionale o alle multe. Ma la sua proposta di minoranza è stata bocciata per 117 voti a 59. Per Andrea Geissbühler (UDC/BE), non è giusto che persone sospettate di coazione o furto possano farla franca. "Non si tratta di reati di lieve entità", ha sostenuto invano davanti al plenum.

Per questo partito è d'altronde l'intero articolo che rappresenta una spina nel fianco. Ma i tentativi esperiti in passato per abolirlo si sono scontrati col "niet" del Parlamento, hanno ricordato in aula diversi esponenti democentristi, secondo cui l'idea che col denaro qualcuno possa comprarsi per così dire l'impunità è "malsana", contraria al principio di equità e uno schiaffo alle vittime.

Visti i rapporti di forza nel plenum, i democentristi hanno chiesto almeno che si optasse per una versione più restrittiva, tentativo quest'ultimo andato a vuoto, come già indicato. Vista la malaparata, l'UDC ha bocciato in votazione finale il progetto della commissione, tra l'altro sostenuto in aula dalla ministra di giustizia e polizia, Simonetta Sommaruga.

Quest'ultima ha sottolineato che l'articolo in questione è l'unico caso in cui la "clemenza viene prima del diritto", clemenza che però la persona interessata deve meritarsi dimostrando pentimento e la disponibilità a riparare al torto commesso.