(ats) Il progetto elaborato dal Consiglio nazionale per applicare l'iniziativa UDC sull'espulsione degli stranieri che commettono reati è troppo restrittivo e non si basa sul testo approvato alle urne nel 2010, ma su quello dell'iniziativa "per l'attuazione dell'espulsione degli stranieri che commettono reati", pure lanciata dai democentristi, sulla quale però il popolo non si è ancora espresso. Per questo motivo la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) ha deciso di elaborare una propria soluzione (13.056). Questa prevede di lasciare un certo margine di manovra, seppur molto limitato, ai giudici.

Alla CIP-S non è quindi piaciuto che la Camera del popolo si sia dichiaratamente allineata - contro la volontà del governo - alla seconda iniziativa dell'UDC. Quest'ultima è stata lanciata dai democentristi per far pressione sul Consiglio federale e il parlamento affinché la prima iniziativa sull'espulsione, adottata nel 2010 dal popolo, venisse finalmente applicata. Con la sua decisione presa lo scorso marzo, il Nazionale auspica che l'UDC ritiri la cosiddetta "iniziativa di attuazione".

Concretamente, per la CIP-S l'espulsione automatica deve valere solo gli stranieri che si sono macchiati di crimini gravi, la cui pena massima è superiore a tre anni (per reati come omicidio, assassinio, rapina, stupro, truffa per mestiere, furto). Questa regola vale anche per le infrazioni in materia di traffico di droga, effrazione e abuso di prestazioni sociali, ha spiegato in una conferenza stampa la presidente della commissione Verena Diener Lenz (Verdi liberali/ZH).

Il sistema proposto del Nazionale è invece più complesso: l'espulsione automatica non è valevole solo per i crimini gravi ma anche per alcuni delitti figuranti su una apposita lista. In un secondo elenco figurano altri reati: lo straniero colpevole verrebbe allontanato dalla Svizzera se ha già subito una qualsiasi condanna (anche pecuniaria) nei dieci anni precedenti.

La CIP-S ha anche voluto precisare nella legge che i tribunali possono rinunciare, in via eccezionale, a pronunciare un'espulsione se questa dovesse mettere lo straniero in una situazione personale grave, ma solo se l'interesse pubblico ad allontanarlo non è prevalente. Con 11 voti contro uno e un astenuto, la commissione ha anche deciso che i giudici dovranno in particolare tenere conto dei casi particolari di cittadini stranieri nati e cresciuti in Svizzera.

Contro questa "clausola di salvaguardia" si è già scagliata l'UDC che in un comunicato accusa la CIP-S di non rispettare la volontà popolare. Per il partito la soluzione è dunque la cosiddetta "iniziativa di attuazione" (13.091).

La commissione propone poi di introdurre l'espulsione non obbligatoria. In altre parole, un tribunale deve avere la possibilità di allontanare uno straniero anche in casi di delitti minori qualora fosse necessario. Lo scopo è lottare contro il turismo del crimine, ha spiegato Diener Lenz.

Altra divergenza tra Nazionale e la CIP-S: la Camera del popolo vorrebbe che la legge d'applicazione dell'iniziativa sugli stranieri criminali entrasse in vigore solo se l'iniziativa di attuazione viene ritirata o respinta. La commissione vuole invece che la legge sia pubblicata sul Foglio ufficiale prima che i cittadini si esprimano sull'iniziativa di attuazione.

ats, 6 novembre 2014