La missione delle Guardie svizzere promuove l'immagine della Confederazione all'estero, ha affermato il socialista vallesano. Malgrado questo riconoscimento le guardie sono considerate dall'esercito come cittadini svizzeri all'estero. Restano quindi soggetti agli obblighi militari e sono tenuti a pagare la tassa d'esenzione.
Durante il loro servizio presso la Santa Sede le guardie ottengono la nazionalità vaticana e sono considerati come binazionali. Tuttavia essi dispongono di uno statuto particolare oggetto di un regolamento specifico sancito nella legge sull'esercito e sull'amministrazione militare che si dovrebbe applicare, ha spiegato invano Reynard.
Ma questa nazionalità è soltanto temporanea, ha ricordato il consigliere federale Ueli Maurer. Una guardia svizzera non può quindi essere esonerata dai suoi obblighi militari in Svizzera.
Inoltre, le guardie sono sottoposte al Papa, vale a dire ad un capo di Stato straniero, e non sono considerati come un membro speciale dell'esercito all'estero. Sono invece "categorizzati come tutti gli Svizzeri che ottengono un congedo all'estero". Il Consiglio federale non vede pertanto alcun motivo per modificare la regolamentazione attuale.
Le guardie che posticipano i corsi di ripetizione devono recuperarli al loro rientro in Svizzera. Avranno diritto alla restituzione della tassa pagata non appena avranno prestato l'intero servizio obbligatorio.