(ats) La Confederazione fa già abbastanza sul fronte del contenimento delle spese e quindi non c'è bisogno di stringere la cintura più di così. Ne è convinto il Consiglio degli Stati che per 23 voti a 16 ha respinto una mozione dell'UDC, approvata dal Nazionale, che chiedeva di rivedere i compiti dello Stato per ottenere ulteriori economie.

Per la maggioranza del plenum, il Consiglio federale sta già ripensando i compiti dell'amministrazione; inutile quindi gettare ancora benzina sul fuoco.

La mozione domandava anche una riduzione del compiti di almeno il 5% della quota parte dello Stato, ossia il rapporto tra le uscite e il prodotto interno lordo nominale. I "senatori" hanno giudicato irrealistico un simile obiettivo che tradotto in cifre ammonterebbe a risparmi per 3,5 miliardi di franchi.

Negli ultimi anni, ha argomentato la maggioranza, grazie al freno alle spese e al riesame continuo dei compiti, la quota parte dello Stato è rimasta costante. Questo indicatore non è progredito tra il 2000 e il 2006, oscillando costantemente attorno al 10%. Da ciò si può dedurre che dal 2000 le spese della Confederazione sono cresciute allo stesso ritmo dell'economia.

Durante il dibattito, la camera dei cantoni ha respinto un'altra mozione che chiedeva di ridurre di almeno il 5% il budget della Confederazione entro il 2022 nel settore delle uscite vincolate, ossia previste dalla legge. Un'altra mozione respinta domandava ulteriori tagli al personale. Nel 2015 il Parlamento ha stabilito un tetto massimo di 35 mila impieghi a tempo pieno. Per il Governo, questo obiettivo è stato raggiunto.