(ats) Il futuro dei media, e in particolare della stampa scritta, ha tenuto banco stamane nell'aula del Consiglio degli Stati, in occasione della discussione di un postulato e una mozione, poi ritirati.

I "senatori" si sono detti d'accordo nell'attendere la nuova Legge sui media elettronici che dovrebbe portare un po' di chiarezza in questo settore in piena trasformazione, anche per quanto riguarda il futuro dell'Agenzia di stampa nazionale keystone-Ats, sottoposta a una severa cura dimagrante.

Con la sua mozione, Beat Vonlanthen (PPD/FR) avrebbe voluto fissare un tetto massimo di 1,2 miliardi di franchi per la SSR, destinando parte del canone utilizzato per le radio e tivù private al sostegno indiretto della stampa scritta, in crisi quest'ultima da anni, come dimostrano le recenti chiusure del "Giornale del Popolo" in Ticino e di "Le Matin" nella Svizzera romanda. La SSR avrebbe anche dovuto limitare le proprie attività su Internet e nella raccolta pubblicitaria

Diversi oratori, come anche la consigliera federale Doris Leuthard, hanno fatto notare che la SSR ha già ridotto il proprio budget e che dovrà risparmiare 100 milioni di franchi. Quanto alle entrate pubblicitarie, queste sono in calo da anni. Anche la presenza della radio e tivù pubblica su Internet è limitata. Gli obiettivi della mozione sono quindi adempiuti.

Secondo Leuthard, inoltre, spalleggiata dal "senatore" Claude Hêche (PS/JU), non sarebbe sensato prelevare parte del canone destinato a radio e tivù locali per sostenere indirettamente la stampa scritta, specie quella regionale così importante per il buon funzionamento delle istituzioni democratiche.

Secondo Hêche, va riconosciuto il ruolo di servizio pubblico della stampa. I soldi non vanno però prelevati dal canone, ma altrove. La Confederazione, a suo dire, deve aprire il portamonete.

Nel suo intervento, il consigliere agli Stati Filippo Lombardi (PPD/TI), direttamente coinvolto nel settore, ha auspicato "maggiore coraggio" da parte del mondo politico per affrontare questo tema e detto di sperare che gli editori, in vista della legge sui media elettronici, la smettano di farsi la guerra.

Vent'anni fa, ha dichiarato, editori e SSR non volevano finanziare radio e tivù private, e oggi invece tale sostegno è realtà. Se lo Stato finanzia il mantenimento dei cavalli dell'esercito, non si capisce perché non si potrebbe dare la stessa importanza al paesaggio mediatico svizzero che ci sta così a cuore.

Ad ogni modo, secondo il "senatore" ticinese è necessario agire con una certa celerità visto che il paesaggio mediatico evolve in fretta. Non possiamo attendere altri vent'anni.