(ats) Domani gli occhi saranno puntati sul Consiglio nazionale che discuterà del "Progetto fiscale 17" (PF17), elaborato dopo la bocciatura popolare della Riforma III dell'imposizione delle imprese. Per renderlo più appetibile alla sinistra, gli Stati hanno inserito una compensazione sociale a favore del Primo pilastro e ribattezzato quindi il dossier "Riforma fiscale e finanziamento AVS".

Questo compromesso avrà però vita dura al Nazionale; la sua commissione preparatoria lo ha infatti appoggiato di strettissima misura (12 i voti favorevoli, 11 i contrari e 2 le astensioni). Le discussioni si annunciano quindi molto animate.

La proposta uscita dai banchi del Consiglio degli Stati prevede che ogni franco di tassazione perso in seguito al PF17 a livello di Confederazione, Cantoni e Comuni venga "compensato" con un franco di finanziamento all'AVS. Il primo pilastro dovrebbe beneficiare di 2,1 miliardi di franchi finanziati grazie a un aumento dei prelievi salariali e a un aumento dei contributi prelevati dalle casse della Confederazione e dall'IVA.

L'opposizione dovrebbe venire principalmente dall'UDC e dai piccoli partiti. La settimana scorsa la consigliera nazionale democentrista Magdalena Martullo-Blocher aveva infatti fatto sapere di non voler più sostenere la riforma nella sua versione attuale.

Insomma, se domani il Nazionale boccerà gli emendamenti proposti dall'UDC, Martullo-Blocher - voce che pesa molto all'interno del gruppo parlamentare democentrista - si opporrà al progetto nel voto finale, e con lei lo faranno anche molti altri deputati del suo partito.

Quanti? Difficile dirlo poiché l'UDC sembra non avere una opinione chiara in merito. In dichiarazioni alla SonntagsZeitung, il democentrista friburghese Jean-François Rime, peraltro presidente della Commissione dell'economia e dei tributi e presidente dell'influente Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), aveva sostenuto l'importanza della riforma "per non avere un problema con i Paesi esteri". "Sostengo la proposta degli Stati - aveva sostenuto Rime - perché nessuno mi ha ancora presentato una soluzione migliore".

All'opposizione democentrista si aggiunge poi quella dei piccoli partiti: il PBD chiede di separare il dossier il due progetti distinti (riforma fiscale e finanziamento dell'AVS), i Verdi liberali vorrebbero una riforma dell'AVS di grande respiro, mentre per i Verdi le perdite fiscali previste dal PF17 sono eccessive.

Molto potrebbe dunque dipendere dalle decisioni che prenderà la camera durante l'esame di dettaglio. Se si allontanerà troppo dal compromesso adottato dagli Stati potrebbe infatti pregiudicare il sostegno del PS, rischiando così di far naufragare l'intera riforma.

E proprio questo spauracchio fa paura a Economiesuisse, la federazione delle imprese svizzere: secondo il suo esperto fiscale Frank Marty, che si è espresso sul TagesAnzeiger, c'è il concreto rischio che senza riforma l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) metta nella prossima primavera la Svizzera sulla "lista nera" dei paradisi fiscali non cooperativi.

Non per niente il consigliere federale UDC responsabile delle finanze federali, Ueli Maurer, nel presentare il PF17 in marzo aveva auspicato la sua entrata in vigore nel 2019. In caso contrario, aveva sostenuto, sarebbe una "situazione drammatica" per la piazza economica elvetica.

Domani si dovrebbe meglio capire quale strada sceglieranno i consiglieri nazionali. Se adotteranno il compromesso degli Stati, i lavori sul "Progetto fiscale 17", o "Riforma fiscale e finanziamento AVS" che dir si voglia, dovrebbero procedere abbastanza celermente.

Una volta concluso l'esame parlamentare, le misure più urgenti potrebbero entrare in vigore rapidamente, le altre il primo gennaio 2020. Se ci sarà referendum, la votazione dovrebbe tenersi in febbraio o maggio 2019.