(ats) Il Consiglio federale presenterà venerdì la sua posizione sul dossier europeo. Il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis dovrà tuttavia già affrontare giovedì il tema delle relazioni tra la Confederazione e l'UE. Quel giorno al Nazionale è infatti previsto un dibattito d'attualità incentrato sui negoziati in corso in vista di un accordo istituzionale con Bruxelles.

In risposta a cinque interpellanze urgenti di UDC, PLR, PBD, Verdi e Verdi liberali, il governo ha riaffermato oggi la sua posizione. Un accordo istituzionale offrirebbe una maggiore certezza giuridica, garantirebbe l'accesso al mercato europeo e spianerebbe inoltre la strada alla conclusione di nuovi accordi. Con l'accordo quadro istituzionale il Consiglio federale intende consolidare la via bilaterale.

Interessi di Berna e di Bruxelles

Tuttavia, l'esecutivo darà il suo avallo alla conclusione dei negoziati soltanto se gli interessi della Svizzera saranno presi in considerazione. "La qualità di un accordo è in ogni caso più importante della rapidità della sua conclusione", ha sottolineato il Consiglio federale.

La Commissione europea, per bocca del suo presidente Jean-Claude Juncker, ha già invitato Berna a trovare un'intesa con Bruxelles al più presto. "Il tempo stringe", ha affermato Juncker in una recente intervista rilasciata alla televisione RTS.

"Negoziate con me, concludete con me, perché entro un anno non ci sarò più e vedrete", ha aggiunto il presidente della Commissione europea. Dopo la sua partenza, "potrebbe essere francamente" più difficile per la Svizzera, ha messo in guardia Juncker. "Il tempo stringe perché stiamo negoziando con il Regno Unito", ha precisato ancora alla RTS, spiegando di non volere che i due negoziati si accavallino.

I rischi per Berna sono molteplici: rottura dei negoziati su dossier quali l'elettricità, la sanità e la sicurezza alimentare, l'incertezza giuridica concernente le attualizzazioni degli accordi d'accesso al mercato UE o la non conclusione di un accordo sulla partecipazione della Svizzera al prossimo programma europeo di ricerca, nonché il mancato riconoscimento dell'equivalenza della Borsa svizzera.

Tribunale arbitrale

I negoziati vertono sui meccanismi istituzionali: un tribunale arbitrale paritetico dovrebbe decidere in maniera autonoma sulle controversie tra Bruxelles e Berna. La Svizzera disporrà di termini sufficienti (fino a tre anni) per riprendere ogni sviluppo del diritto europeo, con possibilità di lanciare un referendum. Una ripresa automatica è invece esclusa.

Un consenso sembra delinearsi nell'ambito dei trasporti terrestri (divieto di circolare la notte, limite delle 40 tonnellate). Per quanto riguarda gli aiuti di Stato, proscritti da Bruxelles, l'intesa sembra molto vicina, ha affermato il Consiglio federale.

Berna prevede che nell'accordo istituzionale dovranno figurare solo principi generali. Le disposizioni specifiche saranno negoziate nel quadro di futuri accordi d'accesso al mercato, come quello sull'elettricità.

Pomo della discordia

Il pomo della discordia tra Bruxelles e Berna riguarda in particolare le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone in vigore in Svizzera a protezione dei lavoratori.

L'ue è insorta contro la cosiddetta "regola degli otto giorni", che obbliga le imprese europee ad annunciare alle autorità elvetiche con tale preavviso l'invio di manodopera e a versare una cauzione. Bruxelles vorrebbe concessioni da parte della Confederazione su questo punto, mentre i sindacati hanno più volte affermato di non voler allentare il livello di protezione della forza lavoro.

Secondo il governo, l'UE non rimette in discussione le misure in quanto tali, ma chiede piuttosto un'applicazione proporzionata. L'esecutivo si è limitato a precisare che deciderà a tempo debito le prossime tappe.

Miliardo di coesione

Il Consiglio federale deve ancora decidere se proseguire o no con il contributo svizzero all'allargamento dell'UE (il cosiddetto "miliardo di coesione"). Aveva indicato che avrebbe preso una decisione in merito in funzione dello stato complessivo delle relazioni tra Berna e Bruxelles.

L'udc sospetta che l'UE voglia esigere dalla Svizzera il versamento di contributi alla coesione per una durata indeterminata per far avanzare l'accordo istituzionale. Secondo il governo, invece, il contributo elvetico è autonomo e Berna non si impegna, per mezzo dell'accordo, a versare il miliardo di coesione per un periodo indeterminato.

All'UDC, partito che maggiormente si oppone alla negoziazione in corso, il governo ha risposto che l'intesa istituzionale si applicherebbe unicamente ai cinque accordi esistenti e ai tre futuri accordi di accesso al mercato. Quello di libero scambio risalente al 1972 non è contemplato. A sua volta, la direttiva UE sulla cittadinanza non sarebbe ripresa nell'ambito dell'accordo istituzionale.