(ats) Nei prossimi mesi sarà necessario convincere gli scettici al Consiglio nazionale, affinché anche i lavoratori distaccati impiegati in Svizzera da ditte con sede all'estero vengano sottoposti ai salari minimi adottati a livello cantonale.

È quanto affermato oggi dal Consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), in qualità di presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali. A suo avviso, non sarà facile fare in modo che la Camera del popolo accolga la mozione del "senatore" Fabio Abate, come fatto dagli Stati qualche giorno fa.

Il 25 settembre, la Camera dei Cantoni ha approvato l'atto parlamentare del Ticinese per 33 voti a 9. Con questa mozione si vogliono costringere le aziende estere che distaccano lavoratori in Ticino - ma l'atto parlamentare vale per tutta la Svizzera - a rispettare i salari minimi proposti dal consiglio di Stato, e non ancora entrati in vigore, in applicazione dell'iniziativa popolare "Salviamo il lavoro in Ticino!", approvata il 14 giugno 2015. Altri Cantoni, come il Giura e Neuchâtel, potrebbero essere interessati dal momento che hanno adottato salari minimi.

La mozione, grazie al lavoro di lobbismo dei rappresentanti ticinesi a Berna, ha superato il primo scoglio, a dispetto delle raccomandazioni negative del Consiglio federale. Ora si tratterà, secondo il presidente della Deputazione Romano, fare lo stesso al Consiglio nazionale, dove i numeri rischiano di non essere sufficienti.

Per quanto riguarda gli altri temi di interesse per il Cantone a Sud delle Alpi, il deputato di Mendrisio ha citato la mozione accolta stamane dalla Camera del popolo che chiede al governo di rafforzare con 88 posti a tempo pieno il Corpo delle guardie di confine nei prossimi due anni. "Sarà importante - secondo Marco Romano - che nel preventivo 2019 che si affronterà a dicembre vengano inseriti i mezzi finanziari necessari e che non venga approvato alcun taglio lineare alle spese".

Come tradizione, durante la sessione la Deputazione ha avuto l'occasione per uno scambio di idee con alcuni consiglieri federali, tra cui il ministro degli esteri Ignazio Cassis e il consigliere federale Johann Schneider-Ammann. Quest'ultimo ha rassicurato sul mantenimento a Cadenazzo della filiale di Agroscope, e quindi dei relativi posti di lavoro.

Schneider-Ammann ha anche ribadito che il Consiglio federale non intende indebolire le misure di accompagnamento alla libera circolazione. In caso contrario, ha sostenuto Romano "qualsiasi proposta farà il Consiglio federale in tal senso farà fatica a passare in Parlamento".

Circa i rapporti con l'Italia, al momento ha detto Romano a Keystone-Ats non ci sono sviluppi a livello politico. Ignazio Cassis ha incontrato il suo omologo italiano Enzo Moavero alla sede principale dell'Onu a New York, e i due si sono ripromessi di vedersi ancora questo autunno. Insomma, sul fronte dell'accordo fiscale tra Berna e Roma nulla si muove, per il momento almeno.