I "senatori" hanno quindi mantenuto questa divergenza con la Camera del popolo nella revisione della legge sugli stranieri e sull'integrazione.
Ai rifugiati riconosciuti è già vietato recarsi nel Paese d'origine o di provenienza. Con la revisione, questa disposizione dovrebbe essere iscritta nella legge; le autorità non dovranno più dimostrare che il rifugiato ha violato le regole.
Alla fine di settembre, su iniziativa dell'UDC, il Nazionale si era espresso per il ritiro automatico dello status di rifugiato. Il Consiglio degli Stati non vuole però spingersi così lontano. A suo avviso, le autorità dovrebbero rinunciare a punire il rifugiato se quest'ultimo rende plausibile il fatto di essere stato obbligato a ritornare nel suo Paese. Il Consiglio federale e la sinistra avrebbero voluto un maggiore margine di manovra che avrebbe consentito determinati rimpatri volontari, ma gli Stati non ne hanno voluto sapere.
Le Camere si sono già accordate per quanto riguarda i viaggi nei Paesi confinanti col paese di origine dei rifugiati, per evitare per esempio che cittadini eritrei attraversino l'Etiopia per tornare a casa. Stando alla revisione, le autorità potranno proibire i soggiorni in alcuni Stati per tutti i rifugiati di un determinato Stato, pur ammettendo eccezioni.
Il progetto mira anche a migliorare l'integrazione degli stranieri. La Segreteria di Stato per la migrazione sarà responsabile del coordinamento degli sforzi dei comuni e dei cantoni, ma non potrà designare un organismo incaricato di garantire la qualità delle misure adottate. Su quest'ultimo aspetto, Nazionale e Stati si sono trovati d'accordo.
La detenzione prima dell'allontanamento o per insubordinazione dovrebbe avvenire in strutture ad hoc. Se ciò non è possibile, in particolare per motivi di capacità, i cittadini stranieri saranno custoditi separatamente dalle persone in custodia cautelare o che scontano una pena.
Con la riforma, tutte le persone ammesse provvisoriamente in Svizzera, ma che non hanno presentato domanda d'asilo, avranno diritto all'aiuto al ritorno. I diritti delle prostitute straniere, tuttavia, non saranno rafforzati.
Il Consiglio federale proponeva anche una deroga alle condizioni di ammissione per la concessione di un permesso di soggiorno o di un aiuto al ritorno a persone che hanno subito attacchi alla loro integrità fisica, psicologica o sessuale nell'esercizio della prostituzione.
Il Nazionale ha rifiutato di specificare tale aspetto nella normativa vigente, che prevede unicamente la protezione di persone particolarmente minacciate di sfruttamento nell'esercizio della loro attività lucrativa. I senatori hanno tacitamente seguito questa posizione.