Nel settembre 2016, i 193 membri dell'Assemblea Generale hanno approvato a New York all'unanimità una Dichiarazione per i rifugiati e i migranti. A metà novembre, 176 Stati membri dell'ONU hanno accettato la risoluzione sul patto globale per i rifugiati. La Svizzera è uno dei tredici paesi che non hanno votato. Altri tre si sono astenuti e gli Stati Uniti si sono espressi contro il documento.
A differenza del Patto delle Nazioni Unite sulla migrazione, il Global Compact sui rifugiati rafforza il sistema di protezione dei rifugiati riconosciuti, ha spiegato il consigliere federale ticinese. Esso integra la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e la legislazione svizzera in materia di asilo.
Il suo scopo: proteggere meglio i rifugiati, sostenere la loro situazione economica e garantire il ritorno nel loro paese. "Questo è esattamente ciò che sta alla base della politica svizzera per i rifugiati", ha sottolineato Cassis. Nel mondo si contano quasi 25 milioni di rifugiati.
Il Patto non ridefinisce lo status di rifugiato. Né implica l'accoglienza di un maggior numero di queste persone. "Si tratta di una decisione che sarà sempre lasciata a ciascuno Stato", ha assicurato il Consigliere federale.
Questo patto non vincolante ha lo scopo di aiutare a trovare soluzioni pratiche in caso di crisi. Ciò è particolarmente utile per i primi paesi ospitanti. E deve anche motivare gli Stati che finora non sono stati molto coinvolti, secondo il capo del Dipartimento federale degli affari esteri.
Alla domanda se questo patto sarà sottoposto al Parlamento, il Ticinese ha risposto che la questione è ancora aperta. Si tratta di vedere se lo stesso Patto sulla migrazione sarà sottoposto alle Camere. Il Consiglio degli Stati ha appena adottato una mozione in tal senso. La Camera del popolo non ha ancora preso una decisione.
Il Global Compact per i rifugiati dovrebbe essere adottato dagli Stati membri dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite entro la fine dell'anno, dopo due anni di consultazioni condotte dall'UNHCR.