Più in dettaglio, le autorità cantonali potranno prescrivere autonomamente limiti massimi per specializzazione medica e per determinate regioni, ha spiegato Ruth Humbel (PPD/AG) a nome della commissione. I Cantoni conoscono infatti i bisogni e le specificità locali, da questo punto di vista dare loro maggiori competenze ha senso.
Se i costi per una determinata specializzazione aumentano più della media, le autorità cantonali non potranno più autorizzare nuovi medici. Questi tetti massimi saranno valevoli per tutti i medici attivi nel settore ambulatoriale, che esercitano in uno studio medico privato o in un ospedale.
In alternativa a questo tipo di gestione, i Cantoni possono prevedere un allentamento dell'obbligo di contrarre (proposta approvata con 126 voti contro 57 e una astensioni). Le disposizioni previste permetteranno una certa concorrenza tra medici specialistici, ha sostenuto Heinz Brand (UDC/GR) ricordando che saranno comunque i Cantoni a fissare i criteri. Gli assicuratori saranno obbligati a concludere contratti con un minimo di medici, ha precisato Humbel.
La sinistra ha invano tentato di stralciare questa disposizione: "non permette di diminuire il numero di medici", ha Rebecca Ruiz (PS/VD) ricordando l'enorme onere amministrativo che tale proposta genererebbe. La vodese ha anche avvertito i colleghi della minaccia referendaria che peserebbe sull'intero dossier se questo punto sarà confermato anche dagli Stati. Per Maya Graf (Verd/BL) non è semplicemente "né il momento né il modo giusto per discutere di questo 'tabù'".
Con 120 voti contro 59 e 5 astenuti, la Camera del popolo ha anche concesso agli assicuratori la facoltà di ricorrere contro le decisioni cantonali in merito ai tetti massimi. Occorre evitare che i cantoni utilizzino la politica sanitaria come strumento di promozione economica, ha sostenuto Humbel. "Ciò significa dare alle casse malattia la possibilità di bloccare la pianificazione cantonale in materia malgrado non abbiano competenze in merito", ha deplorato invano Bea Heim (PS/SO).
La revisione della LAMal prevede anche la creazione di un registro dei fornitori di prestazioni. Lo scopo è facilitale lo scambio di informazioni tra cantoni, ha affermato Raymond Clottu (indipendente/NE) a nome della commissione.
I medici saranno inoltre autorizzati ad esercitare solo se aderiscono a una comunità certificata che riconosce la cartella informatizzata del paziente. È importante per assicurare la coordinazione e l'efficacia del sistema, ha spiegato Humbel.
La legge ha anche previsto una serie di condizioni, pensate in particolare per i medici provenienti dall'estero, necessarie per poter riceve l'autorizzazione: si dovrà disporre delle necessarie competenze linguistiche e aver esercitato, nel proprio campo specialistico, per almeno tre anni in un ospedale svizzero.
La commissione aveva proposto di ridurre questo lasso di tempo a due anni e di obbligare il richiedente a lavorare per un anno in un ospedale che fornisce prestazioni di base. "Se si recluta all'estero un medico specialista non ha senso imporgli un anno di cure generaliste", ha sostenuto con successo Benjamin Roduit (PPD/VS).
Da notare che il Nazionale, con 123 voti contro 53 e 4 astenuti, ha voluto collegare in modo giuridicamente vincolante questa revisione della LAMal con il progetto chiamato "finanziamento uniforme delle prestazioni nell'ambito ambulatorio e stazionario". Essa mira a chiamare maggiormente alla cassa i Cantoni.
Per la maggioranza si tratta di una questione di equilibrio: il progetto adottato oggi da più potere alle autorità cantonali. In contropartita queste devono partecipare maggiormente ai costi, ha precisato Regine Sauter (PLR/ZH).
La sinistra avrebbe voluto stralciare questa disposizione, ha sostenuto Barbara Gysi (PS/SG), "introdotta su pressione delle casse malattia i cui rappresentanti siedono nella commissione della sanità". Anche il Consiglio federale era contrario, il ministro della sanità Alain Berset ha evocato il pericolo di paralisi istituzionale dato che per l'altra proposta occorre coinvolgere e convincere i cantoni.
Lunghe discussioni
Le regolamentazioni sull'apertura di nuovi studi medici ha fatto a lungo discutere il Parlamento negli ultimi anni. Una moratoria è stata in vigore dal 2001 al 2011. Dopo di che si è constatato l'afflusso di nuovi medici, in particolare dall'estero (il Ticino era uno dei cantoni maggiormente toccati dal fenomeno), con conseguente aumento dei costi della salute. La moratoria era stata quindi reintrodotta nel 2013.
Nel dicembre 2015, il Parlamento ha respinto un progetto volto a sancire definitivamente nella legge la gestione strategica delle autorizzazioni. Nel giugno 2016 ha adottato una legge urgente in cui era prevista la proroga, fino all'estate 2019 (poi prolungata al 2021). Inoltre ha incaricato il Consiglio federale di trovare una soluzione duratura per assicurare una copertura medica di qualità che al contempo riuscisse a frenare l'incremento dei costi.
Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati.