Alla Camera del popolo sinistra e UDC si erano uniti per chiedere che i fornitori di prestazioni annunciassero i contratti sottoscritti con operatori economici. Al governo il compito di rendere le informazioni disponibili. L'esecutivo è tendenzialmente favorevole a questo principio, ma ritiene che il Nazionale si spinga un po' troppo lontano, creando un mostro burocratico particolarmente costoso.
I "senatori" hanno pure precisato una disposizione del Nazionale che vuole vietare a chi prescrive, consegna, utilizza o acquista dispositivi medici di accettare vantaggi illeciti. Una regola simile esiste già per i farmaci sottoposti a ordinanza. Gli Stati hanno aggiunto che toccherà al governo fissare i dettagli ed escludere alcuni dispositivi da questa regolamentazione.
Le due Camere hanno già approvato i punti centrali della revisione, che mira ad adeguare la legge alle disposizioni europee, rafforzando la protezione dei pazienti e garantendo l'accesso delle aziende elvetiche al mercato comune. In Svizzera sono infatti attive nel settore circa 1350 imprese, per quasi 54'500 impieghi. Quasi la metà delle loro esportazioni, per un valore di circa 11,5 miliardi di franchi, è destinata all'UE.
La necessità di agire è emersa in seguito a numerosi incidenti che hanno coinvolto protesi di vario genere, all'anca, alla spalla, al ginocchio, ma anche mammarie in silicone, risultate essere non sigillate o difettose.
Di recente l'opinione pubblica è stata scossa dall'inchiesta internazionale "Implant Files", che ha portato alla luce migliaia di casi, lacune nei controlli, dispositivi difettosi. Sulla scorta di queste cattive esperienze, l'UE ha reagito inasprendo i propri regolamenti e la Confederazione sta seguendo.