Secondo l'atto parlamentare, il Consiglio federale verrebbe incaricato di trovare, d'intesa con il Sorvegliante dei prezzi e la Commissione della concorrenza, una soluzione più semplice ed efficace possibile per lottare contro le differenze sproporzionate tra i prezzi delle riviste in Svizzera e quelli praticati all'estero.
Una minoranza del plenum ha difeso l'atto parlamentare alla luce delle diversità di prezzo talvolta scioccanti, diversità che non possono essere giustificate con la differenza dei costi. Gli editori sfrutterebbero insomma in modo abusivo il potere d'acquisto del consumatore svizzero.
Secondo il "senatore" Filippo Lombardi (PPD/TI), benché la mozione sia spinta dalle migliori intenzioni, essa va contro il nostro sistema liberale di mercato. A suo avviso non si capisce neppure perché si debba regolamentare questo settore, tralasciandone altri come quello dei medicamenti, notoriamente più cari all'estero che in Svizzera, o quello dell'automobile, in cui si nota una discrepanza di prezzo tra gli stessi veicoli venduti sul nostro mercato e su quello dei Paesi vicini.
Secondo Lombardi, inoltre, certe differenze di prezzo si spiegano anche con l'alta densità delle edicole in Svizzera e la necessità di far quadrare i conti. Se così non fosse, molti chioschi ubicati in zone discoste dovrebbero chiudere bottega, con ricadute negative anche per la riviste elvetiche.