Con il suo testo, il popolare-democratico friburghese avrebbe voluto una modifica della legge sulle lingue affinché la Confederazione potesse sostenere i notevoli sforzi profusi da molti Cantoni, che con il loro impegno volontario nell'insegnamento degli idiomi nazionali favoriscono la comprensione tra le comunità linguistiche e rafforzano la coesione nazionale.
Ne è nato un insolito dibattito, nelle quattro lingue nazionali, che il ministro della cultura Alain Berset ha apprezzato in maniera particolare: "devo dirvi che ho vissuto con profonda emozione un momento raro in questo consiglio. Nei miei sette anni in veste di consigliere federale e negli otto anni precedentemente trascorsi alla Camera dei cantoni non ricordo di aver già assistito a un dibattito su un oggetto che si è svolto nelle quattro lingue nazionali".
Dopo Vonlanthen espressosi in tedesco, Stefan Engler (PPD/GR) ha infatti utilizzato l'idioma romancio, Anne Seydoux (PPD/JU) il francese e, infine, Fabio Abate (PLR/TI) la lingua di Dante.
Quest'ultimo ha in particolare dichiarato: "quando parliamo di plurilinguismo, per un Ticinese, per un esponente della Svizzera italiana è facile esprimersi. Noi siamo confrontati già dalla prima età con l'apprendimento di più lingue nazionali, e questo non solo per poterci in seguito integrare nel migliore dei modi nel resto del Paese ma anche per segnare una presenza importantissima di quello che è lo spirito confederale e di quella che è la capacità di interagire all'interno del Paese con le altre realtà linguistiche ma anche culturali".
Abate ha poi aggiunto: "per me è di fondamentale importanza che in questo Paese si arrivi già dalla prima età ad apprendere le lingue nazionali per evitare che le generazioni future di questo Paese, provenienti da diverse regioni linguistiche, arrivino a comunicare in lingua inglese".
Ringraziando tutti gli oratori per essere intervenuti nella propria lingua madre - e in particolare Engler per l'uso del romancio - Berset ha quindi sottolineato come sia importante che il multilinguismo venga praticato anche in Parlamento, perché "se non coltiviamo questa capacità di esprimerci, di comprenderci e di parlare nelle nostre lingue nazionali, allora sì che si corre il rischio che si utilizzi una lingua terza per discutere tra di noi".
Alla fine Vonlanthen si è detto soddisfatto della discussione suscitata dalla sua mozione e del chiaro riconoscimento da parte del Consiglio federale dell'importanza di un rafforzamento del multilinguismo nel prossimo Messaggio sulla cultura. Il "senatore" friburghese ha quindi ritirato il suo atto parlamentare.