(ats) Il commercio in Svizzera di legname proveniente da disboscamenti illegali va vietato. Lo ha stabilito oggi il Consiglio nazionale accettando a larga maggioranza - 177 voti a 3 - la modifica della Legge federale sulla protezione dell'ambiente (LPAmb).

In questo modo, la Confederazione si allinea all'Unione europea, dove esistono già norme - regolamento denominato EUTR - che impediscono l'immissione sul mercato di legname ottenuto con tagli "selvaggi". Ora toccherà al Consiglio degli Stati esprimersi sull'oggetto.

Chi mette in commercio per la prima volta legno e prodotti da esso derivati deve quindi attestare il rispetto dell'obbligo di diligenza. Va provata la legalità dello sfruttamento delle foreste nel Paese d'origine, così come quella del processo di trasformazione. Gli operatori devono pure garantire la tracciabilità di acquisti e vendite.

La Camera del popolo, seguendo quanto deciso in fase preparatoria dalla sua Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia, è addirittura andata oltre l'originale proposta governativa. Ha infatti optato per introdurre una disposizione che obbliga i commercianti a informare i consumatori in merito al genere e alla provenienza del legname. Resta in vigore l'obbligo di dichiarazione.

In principio, tutti i partiti erano d'accordo sulla modifica legislativa, per ragioni economiche ma anche ecologiche. La deforestazione rappresenta il 20% del riscaldamento climatico, ha ricordato in aula Bastien Girod (Verdi/ZH).

Con questa novità, le esportazioni potranno "battersi ad armi pari" sul mercato continentale, ha sottolineato Thomas Ammann (PPD/SG). Quasi il 95% del legno svizzero è venduto nell'Ue, il che rappresenta affari per 1,5 miliardi di franchi all'anno. In casa ecologista si è fatto notare come l'impegno dei Verdi in Parlamento sul tema risalga al 2002.

Il Nazionale ha inoltre deciso, per 101 voti a 76, di attribuire al Consiglio federale la competenza di richiedere l'adempimento di determinate condizioni per la commercializzazione di altre materie prime o prodotti. In sostanza, l'esecutivo ha la facoltà impedire che qualcosa venga messo sul mercato se coltivazione, raccolta o fabbricazione fossero fortemente nocive per l'ambiente, oppure se dovessero pregiudicare l'uso sostenibile di materie prime naturali. Ciò riguarda in particolare la problematica legata al controverso olio di palma: ampie aree di foresta pluviale vengono eliminate per far spazio alle piantagioni.

La destra ha provato ad opporsi, evocando il rischio di cozzare contro le esigenze del settore e di estendere troppo la legislazione. Il governo ha invece sostenuto questa aggiunta. "La preservazione dell'ambiente non deve inquietarci solo quando sono in gioco i nostri interessi economici", ha dichiarato la ministra Simonetta Sommaruga.