(ats) Non c'è posto per i pirati nell'economia attuale, specie per un Paese come la Svizzera così integrato a livello internazionale. È facendo proprio questo ragionamento del "senatore" Christian Levrat (PS/FR) che il Consiglio degli Stati ha deciso oggi a denti stretti (20 voti a 11 e 10 astensioni) di abolire le azioni al portatore sostituendole con titoli nominativi, adeguandosi così le raccomandazioni del Forum globale. Il dossier ritorna al Nazionale, che voleva invece preservare i titoli anonimi.

I giudizi del Forum globale sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali sono utilizzati dal G20, dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e dall'UE per valutare se uno Stato deve essere identificato come non cooperativo quanto alla trasparenza fiscale. In tal caso vengono allestite apposite liste nere. Da qui la necessità di legiferare per evitare sanzioni internazionali.

Una "necessità" che non è piaciuta a tutti, come si evince dal risultato della votazione e si è capito anche durante il dibattito di entrata nel merito, peraltro non combattuta. Al Nazionale, che ha già trattato il dossier, l'UDC si era opposta in massa.

"La Svizzera viene sempre più spesso ricattata per adeguare la sua legislazione", si è lamentato in aula Peter Föhn (UDC/SZ), spalleggiato da Hannes Germann (UDC/SH).

Evitare liste nere

Nel corso del suo intervento, il consigliere federale Ueli Maurer ha detto di comprendere le resistenze di alcuni oratori, ma ha anche ricordato che la Svizzera è già in ritardo rispetto ad altri Paesi in merito all'abbandono delle azioni al portatore (ossia anonime).

Il rischio che corriamo, ha puntualizzato il ministro delle finanze nonché presidente della Confederazione, è di finire "su una maledetta lista nera". Insomma, se vogliamo giocare a livello internazionale dobbiamo adeguarci, come abbiamo fatto in passato quando si è trattato di attenuare il segreto bancario.

Per Levrat, dobbiamo mettere da parte il nostro orgoglio e la nostra frustrazione per assicurare anche in futuro posti di lavoro. Un "no" alle raccomandazioni del Global Forum avrebbe come conseguenza una perdita di competitività della nostra economia globalizzata.

Basta azioni al portatore

In futuro, le azioni al portatore dovranno essere trasformate in azioni nominative. Le prime potranno essere ammesse soltanto in forma di azioni emesse quali titoli contabili o se la società ha titoli di partecipazione quotati in borsa. Su questo aspetto entrambe le Camere si sono dette d'accordo.

Ciò non vale però per le azioni al portatore già esistenti. Il Nazionale le vorrebbe preservare, mentre gli Stati vogliono che vengano obbligatoriamente convertite in azioni nominative, come proposto dal Consiglio federale.

Il termine dopo il quale le azioni al portatore sono automaticamente convertite in azioni nominative è stato fissato a 24 mesi, invece dei 18 mesi proposti dall'esecutivo.

Entro 5 anni dall'entrata in vigore della legge, l'azionista che non si sia conformato agli obblighi di notifica potrà chiedere alla società, con l'avallo di un giudice, di essere iscritto nel registro delle azioni, pena l'annullamento delle sue azioni. In questo punto il plenum ha seguito il governo.

Trascorso questo periodo, la società dovrà conservare per dieci anni il volume di azioni annullate. Secondo il plenum, che in questo caso ha seguito la sua commissione e non il governo, un azionista le cui azioni sono divenute nulle senza che ne abbia colpa e che può dimostrare la sua qualità di azionista deve poter chiedere alla società di restituirgliele durante tale periodo.

Se una società non tiene il registro delle azioni o l'elenco degli aventi diritto economico come da regolamento, quest'ultima non deve patire sanzioni. Anche in questo caso, i "senatori" hanno seguito la sua commissione grazie al voto decisivo del presidente e non il Consiglio federale, benché Maurer abbia invano sostenuto l'importanza di questo aspetto.