(ats) La revisione della legge sugli appalti pubblici continua a dividere il Parlamento. Finora il Nazionale e gli Stati non sono riusciti a trovare un compromesso su come tener conto delle differenze di prezzo tra la Svizzera e l'estero nelle aggiudicazioni pubbliche per meglio proteggere le piccole e medie imprese. L'oggetto andrà quindi in conferenza di conciliazione.

Con una portata stimata di 41 miliardi di franchi, la riforma mira ad armonizzare le norme sugli appalti pubblici a livello nazionale e a rafforzare la concorrenza attraverso procedure più flessibili, in particolare per le PMI. Si tratta anche di soddisfare i nuovi requisiti dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), di cui la Svizzera è membro.

All'inizio della sessione, la Camera dei cantoni ha proposto che chiunque sia incaricato di affidare un appalto, nel valutare le offerte dovrebbe tener conto delle differenze di potere d'acquisto nei Paesi dove il servizio è fornito. Lo scopo è quello di tutelare maggiormente le PMI svizzere dalla concorrenza dei fornitori a basso costo.

Troppo burocratica e protezionista

Ma per la maggioranza della Camera del popolo, una simile disposizione è troppo burocratica e protezionista. Per questo il Nazionale proposto, con successo, che l'aggiudicatore o appaltante possa tener conto dei diversi livelli di prezzo nel luogo in cui il servizio è fornito all'estero. E ciò soltanto per i contratti non soggetti ad accordi internazionali.

Oggi, seppur di stretta misura (per 23 a 22 con il voto decisivo del suo presidente Jean-René Fournier), gli Stati hanno preferito una versione un po' diversa: invece delle differenze sul potere d'acquisto, i "senatori" propongono di scegliere quale criterio i differenti livelli di prezzo praticati nei Paesi dove la prestazione è fornita, senza precisare "soltanto per i contratti non soggetti ad accordi internazionali" come voleva una minoranza composta da liberali-radicali e socialisti.

Compenso

È stata inoltre mantenuta un'altra divergenza: secondo gli Stati, l'aggiudicatore può esigere un compenso per coprire i costi di messa a disposizione dei documenti di gara. Il Nazionale, ieri, ha invece respinto tale proposta, perché - a suo avviso - un compenso potrebbe avere un effetto deterrente sulle imprese che auspicano di partecipare a un mercato.

Il dossier, come detto, va ora in conferenza di conciliazione.