(ats) No a una sospensione della chiusura di uffici postali e alla loro trasformazione in agenzie. Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati per 19 voti a 14, respingendo una mozione del "senatore" Didier Berberat (PS/NE) su raccomandazione del Consiglio federale e della sua commissione. Il dossier è liquidato.

Solo la sinistra ha votato a favore della mozione. Per Berberat, è ora che il gigante giallo ascolti la popolazione e i numerosi Comuni che si oppongono alla chiusura dei rispettivi uffici postali. La Posta agisce come un rullo compressore: è ora insomma di dargli una regolata.

Nelle intenzioni di Berberat, la moratoria doveva essere applicata fino al termine delle deliberazioni parlamentari su un'iniziativa cantonale giurassiana sugli uffici postali. I due rami del parlamento hanno dato seguito all'iniziativa nell'ottobre 2018; questo testo rimette in discussione l'attuale strategia di chiusura degli uffici postali adottata dal management e domanda una nuova strategia di distribuzione geografica.

La consigliera federale Simonetta Sommaruga ha ammesso che si tratta di una questione spinosa che accende gli animi. "Di tutte le lettere di cittadini che ricevo, la maggior parte riguarda la posta", ha dichiarato in aula. Il Governo si augura che la Posta collabori con le autorità e con il pubblico in generale per trovare soluzioni accettabili, dimostrando la necessaria sensibilità.

La pressione deve essere mantenuta. Tuttavia, Sommaruga ritiene che una moratoria generale sia l'approccio sbagliato. La Posta deve inoltre operare in modo economico. Inoltre, i requisiti di accessibilità sono già stati inaspriti.