(ats) I piloti di voli non commerciali non dovrebbero essere obbligati a utilizzare l'inglese nelle loro comunicazioni radiotelefoniche. Contro il parere del Consiglio federale, il Nazionale ha adottato oggi, con 138 voti contro 13 e 28 astenuti, una mozione che chiede di non vietare le lingue nazionali nello spazio aereo svizzero.

Il testo domanda che l'idioma utilizzato nelle conversazioni di radiotelefonia sia concordato con le cerchie di utenti dello spazio aereo affinché, per i voli a vista non commerciali in Svizzera, le comunicazioni possano continuare a svolgersi nella lingua locale, oltre che in inglese.

All'inizio del 2019 è entrata in vigore l'ordinanza riveduta sul servizio della sicurezza aerea (OSA) e, secondo la mozione, il Consiglio federale si è spinto molto oltre l'obiettivo perseguito: intende infatti vietare le lingue nazionali anche per i voli a vista non commerciali. Nessuna disposizione internazionale, tuttavia, prevede che l'inglese sia l'unica lingua ammessa, ha dichiarato Thomas Hurter (UDC/SH) a nome della commissione. A suo avviso, occorre sospendere l'applicazione dell'ordinanza e ritornare al diritto precedentemente in vigore.

La volontà politica espressa durante la revisione della legge sull'aviazione civile non è stata debitamente presa in considerazione, ha rilevato l'altro relatore commissionale Hugues Hiltpold (PLR/VD). Un pilota di aliante che intende effettuare un atterraggio di emergenza in un aerodromo di piccole dimensioni, quale Sion o Buochs (NW), dovrebbe per esempio comunicare in una lingua straniera - l'inglese - mentre potrebbe continuare a utilizzare la sua lingua nazionale negli aeroporti intercontinentali di Ginevra o Lugano.

In questi casi il pilota, se possiede scarse conoscenze della lingua di Shakespeare, dovrà atterrare su un campo aperto aumentando così il rischio di un incidente, ha spiegato Hiltpold.

Sicurezza anzitutto

Tali argomenti non hanno però convinto il Governo che per motivi di sicurezza vuole mantenere la nuova regolamentazione. In Svizzera si parlano quattro lingue nazionali e tre di esse vengono utilizzate nell'aviazione. Questa sfida linguistica, secondo il Consiglio federale, può provocare incomprensioni e generare rischi nel trasporto aereo.

Le nuove disposizioni non sono state contestate durante la consultazione, ha ricordato invano Simonetta Sommaruga. Soltanto 4 o 5 piloti su 100 non conoscono i 50-100 termini tecnici richiesti in inglese. L'Ufficio federale dell'aviazione civile ha previsto a questo scopo dei corsi per sostenere i piloti interessati e potrebbe adeguare le esigenze.

"Cento cinquanta piloti sono rimasti a terra in Vallese a causa della nuova regolamentazione", ha replicato Benjamin Roduit (PPD/VS). "I piloti sono persone intelligenti e non avranno difficoltà ad apprendere il vocabolario necessario", gli ha risposto la ministra dei trasporti. Una revisione dell'ordinanza è possibile, ma darà adito a molto lavoro e non ne vale la pena", ha aggiunto invano Sommaruga.

Il Consiglio degli Stati deve ancora pronunciarsi.