(ats) Il Parlamento non vuole incaricare il Consiglio federale di discutere con Bruxelles della legislazione esecutiva e della composizione delle controversie quando verranno intavolati negoziati complementari in merito all'accordo istituzionale. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale con 130 voti contro 53, non perché contrario ma poiché ritiene che non sia di sua competenza.

La camera era chiamata ad esprimersi su una mozione del Consiglio degli Stati che chiedeva che i cittadini svizzeri continuassero ad avere l'ultima parola in caso di ripresa dinamica del diritto europeo da parte della Svizzera e che venissero definite chiaramente quali fattispecie del diritto comunitario attuale e futuro danno adito a una consultazione della Corte di giustizia europea (CGUE) da parte del tribunale arbitrale.

"Si tratta di sottolineare l'importanza dei diritti democratici", ha sottolineato Michaël Buffat (UDC/VD) a nome della commissione. La maggioranza del plenum ha però ritenuto che i due punti in discussione non siano di competenza del Parlamento, essendo il dossier ancora nelle mani del Consiglio federale. Un punto, questo, ricordato anche dal consigliere federale Ignazio Cassis.

Da notare che la mozione contiene anche altri tre punti, già approvati in precedenza dalle due Camere: si chiede in particolare di preservare l'attuale livello di protezione dei salari e gli aiuti statali, nonché di escludere dall'intesa la direttiva europea sulla cittadinanza.

Infine, la mozione domandava anche di anticipare il trattamento dell'iniziativa popolare federale "Per un'immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)". Tale punto è stato tacitamente stralciato poiché superfluo: il Consiglio degli Stati ne ne occuperà lunedì prossimo e la votazione si terrà verosimilmente in primavera.