Oggi la Camera del popolo era chiamata a decidere unicamente sull'opportunità di affiancare una controproposta all'iniziativa promossa dal Comitato di Egerkingen, già all'origine dell'iniziativa anti-minareti. Formalmente dunque il Nazionale non ha trattato la proposta di modifica costituzionale, la raccomandazione di voto sarà infatti decisa in un secondo momento. Alla luce dei discorsi pronunciati oggi, un "no" appare comunque assai probabile.
La maggioranza della commissione preparatoria proponeva di rinunciare al controprogetto proposto dal governo e già approvato dagli Stati. Come hanno ricordato i due relatori, Jean-Luc Addor (UDC/VS) e Balthasar Glättli (Verdi/ZH), la controproposta non piace né ai sostenitori dell'iniziativa, che la vedono come "fumo negli occhi", né ai suoi detrattori, che la definiscono inutile poiché mira a risolvere un problema che in realtà non esiste.
Più in dettaglio, Andreas Glarner (UDC/AG) ha detto che il controprogetto "si fa beffe di chi ha firmato l'iniziativa". La proposta di modifica costituzionale prende di mira l'islam estremo mentre la controproposta può essere riassunta in "programma occupazionale per assistenti sociali".
Spiegando la posizione dei Verdi, Sibel Arslan (BS) ha sostenuto che approvare il controprogetto significa riconoscere l'esistenza del problema sollevato dall'iniziativa. Problema che, a suo dire, non esiste. Ricordando che in Svizzera la Costituzione garantisce la libertà di credo, la basilese ha sostenuto che l'arsenale legislativo esistente già oggi permette di chiedere di togliere il velo per, ad esempio, identificare formalmente una persona.
Per Valérie Piller Carrard (PS/FR) i problemi sull'uguaglianza dei sessi sollevati dall'iniziativa vanno però presi sul serio. È vero che la Costituzione già oggi prevede la parità dei sessi, ma la legislazione attuale si concentra sui problemi all'interno del mercato del lavoro, ha precisato Cédric Wermuth (PS/AG). Il controprogetto, con le modifiche apportate oggi, permetterà invece di estenderlo all'insieme della società.
Diversi deputati, riconoscendo la necessità di agire sul problema della dissimulazione del volto in pubblico, hanno poi evidenziato come le proposte dell'iniziativa vadano a cozzare contro l'autonomia dei cantoni. Il controprogetto permette invece di intervenire puntualmente, laddove la Confederazione può farlo, ha sostenuto Gerhard Pfister (PPD/ZG). Al voto, la controproposta è stata approvata con 105 voti contro 81 e 8 astenuti.
La nuova Legge federale sulla dissimulazione del viso, che entrerà in vigore solo qualora l'iniziativa fosse ritirata o bocciata alle urne, mira in particolare a precisare in quali circostanze è obbligatorio mostrare il volto per identificarsi. I Cantoni sarebbero liberi di disciplinare le relative fattispecie.
Quanto all'iniziativa, questa non menziona direttamente il burqa, il niqab o altri veli islamici, ma chiede che su tutto il territorio nazionale non si possa più dissimulare il proprio volto nei luoghi pubblici. Eccezioni sono possibili soltanto per motivi inerenti alla sicurezza, alla salute, alle condizioni climatiche e alle usanze locali.
Il dossier, ossia la nuova legge sulla dissimulazione del viso, torna ora agli Stati per l'esame delle divergenze. Come detto, il Nazionale deciderà in un secondo tempo la raccomandazione di voto sull'iniziativa.