La Camera del popolo era chiamata ad esprimersi sull'iniziativa popolare, lanciata dall'Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI), e dal relativo controprogetto indiretto, elaborato dalla Commissione della sicurezza sociale e della sanità.
La proposta di modifica costituzionale chiede che la Confederazione e i Cantoni investano nella formazione infermieristica, migliorino le condizioni quadro (tra cui orario di lavoro, servizi di picchetto e possibilità di formazioni continue) e riconoscano a livello di legge l'autonomia di lavoro degli infermieri.
Secondo molti oratori borghesi, l'iniziativa ha però un difetto fondamentale: inserisce per la prima volta nella Costituzione delle regole per un gruppo professionale. Da un punto di vista formale ciò non ammissibile, ha sostenuto Regine Sauter (PLR/ZH).
L'iniziativa, inoltre, rimette in questione la ripartizione dei compiti tra Cantoni e Confederazione, ad esempio nel campo della formazione e della pianificazione ospedaliera, ha sostenuto il relatore commissionale Philippe Nantermod (PLR/VS). Per Lorenzo Quadri la proposta dell'ASI si riassume in "un insieme di rivendicazioni di tipo sindacale che al cittadino concretamente portano poco o niente". Le cure mediche di base sono infatti già menzionate nella Costituzione nell'articolo 117a, ha aggiunto il ticinese.
La maggioranza di chi ha preso la parola ha però riconosciuto il rischio di una carenza di personale sanitario e la necessità di promuovere la formazione in Svizzera. Ad eccezione dell'UDC, tutti i gruppi parlamentari si sono infatti detti disposti a sostenere il controprogetto.
L'iniziativa, ha così sottolineato il relatore commissionale Nantermod, ha il merito di portare al centro dell'attualità un certo numero di problemi che incontra attualmente il settore delle cure in Svizzera. La penuria di personale è già oggi una realtà: negli ultimi quattro anni è stato formato solo il 43% del personale necessario e si stima che attualmente sono 25'000 i posti di lavoro liberi nel settore.
A causa della penuria la Confederazione si vede costretta a reclutare personale all'estero. Questa prassi, oltre ad essere eticamente discutibile - la formazione viene infatti pagata da uno Stato che poi non può trarre beneficio dall'investimento -, potrebbe diventare anche onerosa: l'Organizzazione mondiale della sanità sta infatti pensando di introdurre una tassa per risarcire i Paesi formatori, ha affermato Greta Gysin (Verdi/TI).
Essendo legislativo, il controprogetto, ha poi sintetizzato Lorenz Hess (PBD/BE), permetterà di trovare delle soluzioni in modo molto più rapido dell'iniziativa popolare. I suoi contenuti esatti, che saranno decisi solo domani, così come la raccomandazione di voto all'iniziativa, non fanno però l'unanimità.
Se tutti (tranne, come detto, l'UDC) sostengono la necessità di rafforzare la formazione e le competenze degli infermieri, lo schieramento borghese ha criticato la possibilità data agli infermieri di farsi rimborsare le prestazioni direttamente dagli assicuratori malattie.
Ciò potrebbe generare aumenti dei costi indesiderati per le casse malattia, ha sottolineato Regine Sauter. Per la zurighese occorrono misure per contenere i costi del sistema sanitario, non per aumentarlo. Inoltre, ciò spalancherebbe la porta a rivendicazioni di altre professioni sanitarie per avere gli stessi diritti.
La questione della fatturazione diretta è quella che ha spinto l'UDC a bocciare sia l'iniziativa che il controprogetto. Dal suo punto di vista, come ha sottolineato Thomas de Courten (UDC/BL), le rivendicazioni degli infermieri possono già oggi essere tenute in considerazione anche se non vengono esplicitamente menzionate nella legislazione.
La sinistra punta invece per un doppio "sì" a iniziativa e controprogetto. Occorre rivalorizzare la professione che oggi soffre delle stesse ingiustizie di altri settori professionali occupati essenzialmente da donne, ha sostenuto Léonore Porchet (Verdi/VD). Per questo motivo la controproposta andrebbe completata prevedendo migliori condizioni lavorative, in particolare per quel che concerne la conciliabilità con i bisogni famigliari. Oggi, infatti, circa la metà delle infermiere abbandona la professione.
Le discussioni, interrotte alle 19.00, riprenderanno domani.