(ats) Come può la Svizzera fornire il proprio contributo affinché una delle popolazioni più povere del pianeta - quella cubana - possa essere liberata dalle catene di un blocco economico - imposto dagli USA - che la opprime ormai da decenni? È la domanda alla quale il Consiglio federale dovrà rispondere dopo che il Nazionale ha approvato oggi - con 98 voti contro 89 - un postulato della sua Commissione della politica estera.

Adottando l'atto parlamentare, la Camera del popolo ha fatto sua, almeno parzialmente, una petizione del Partito comunista svizzero. Stando a quest'ultimo, il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba 58 anni fa, impedisce alla popolazione locale non solo di sviluppare al meglio la propria economia, ma provoca carenze a livello di cibo, carburante, infrastrutture e farmaci.

Banche e aziende svizzere rifiutano di avere rapporti con l'Avana per paura delle ritorsioni statunitensi, e ciò benché Cuba abbia aiutato con medici e farmaci diversi Paesi colpiti dalla pandemia di coronavirus.

Il postulato adottato oggi, ha ricordato il relatore commissionale Hans-Peter Portmann (PLR/ZH), chiede anche alla Confederazione di attivarsi a livello di Nazioni Unite affinché venga tolto l'embargo e di esaminare se esistono misure grazie alle quali investire e commerciare con l'isola caraibica partendo dalla Svizzera, mediante per esempio strumenti come la garanzia alle esportazioni, la Banca nazionale o PostFinance.

Quest'ultima, tra l'altro, ha cessato il traffico dei pagamenti verso Cuba a causa delle sanzioni statunitensi da inizio settembre 2019. In quanto istituto finanziario svizzero, PostFinance non è direttamente soggetta al diritto statunitense. Tuttavia, partecipando alle operazioni di pagamento globali dipende da una rete di banche corrispondenti e dall'accesso alle operazioni di pagamento in dollari statunitensi; il diritto americano potrebbe quindi avere un effetto extraterritoriale.

Tale decisione aveva indispettito la camera di commercio e industria Svizzera-Cuba (SwissCubanCham) secondo cui i membri si erano trovati di fronte a un fatto compiuto, comunicato a breve termine e oralmente da parte dei consiglieri di PostFinance.

PostFinance non è stata la prima banca a interrompere le operazioni di pagamento con Cuba a causa delle sanzioni statunitensi. UBS, Credit Suisse e la Banca cantonale di Zurigo non operano con l'isola caraibica dal 2013. Raiffeisen ha fatto lo stesso per le medesime ragioni.

Durante le discussioni in aula, una minoranza ha chiesto la bocciatura del postulato. La Svizzera si impegna già oggi all'interno degli organismi internazionali, appoggiando per esempio all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la risoluzione annuale che chiede la fine all'embargo, ha affermato Roland Rino Büchel (UDC/SG) che ha evidenziato anche i rischi per PostFinance.

Da parte sua, il consigliere federale Ignazio Cassis si è detto convinto che la Svizzera sta già facendo un buon uso dei mezzi a sua disposizione per agire a favore di Cuba. Il ticinese ha infine, e invano, mosso un avvertimento: "Le attività in questione richiedono anche discrezione e fiducia: un rapporto pubblico avrebbe un effetto controproducente".