I negoziati sull'accordo quadro con l'Unione europea non possono essere definiti un successo. Nessuno nel Consiglio nazionale l'ha contestato, nemmeno il ministro degli Esteri Ignazio Cassis: "Il consolidamento del percorso bilaterale con l'UE è un percorso difficile", ha affermato il consigliere federale. "Non è ancora chiare se si raggiungerà la fase finale", ha aggiunto.
Ronald Rino Büchel (UDC/SG) ha chiesto che il dossier sull'accordo quadro con l'UE venga trasmesso al Parlamento. "L'esercizio deve essere fermato", ha sostenuto.
"Sul dossier UE, non possiamo dare buoni voti al Consiglio federale", ha detto Hans-Peter Portmann (PLR/ZH). Ma non è colpa del ministro degli esteri: gli altri sei consiglieri federali continuano ad avanzare nuove richieste.
Tiana Moser (PVL/ZH) ha sostenuto che la via bilaterale ha un futuro solo con un accordo quadro. "La Svizzera è nel cuore dell'Europa. Gli accordi bilaterali sono essenziali. Nessuna nuova intesa con Bruxelles potrà essere conclusa senza un accordo quadro".
Le relazioni della Svizzera con la Cina hanno anche fatto discutere. Nella sua strategia, che deve ancora essere adottata, il Consiglio federale deve esigere che Pechino rispetti i diritti umani, ha sostenuto Christine Bulliard-Marbach (Centro/FR).
I diritti umani devono essere rafforzati in tutto il mondo e gli sforzi per fermare il cambiamento climatico devono essere accentuati, ha aggiunto Christine Badertscher (Verdi/BE).
Cassis ha da parte sua spiegato che l'equilibrio globale del potere è cambiato. C'è una crescente competizione tra Stati Uniti e Cina. L'area OSCE è diventata meno sicura, come dimostra l'esempio della Bielorussia.
La Svizzera deve continuare a posizionarsi come costruttrice di ponti in futuro, ha detto Cassis. Berna deve proseguire seguendo un approccio ponderato, ha aggiunto ricordando la candidatura della Svizzera al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che dimostra come la Confederazione vuole assumersi responsabilità.