Il plenum ha stabilito che la quota della Confederazione a copertura delle spese dei cantoni per i "casi di rigore", ossia quelle imprese in difficoltà a causa della pandemia, debba essere del 70%, e non 80% come deciso in prima lettura. Il Nazionale si era già espresso in tal senso lunedì scorso.
A focalizzare l'attenzione dei "senatori" sono stati i "casi di rigore", soggetti nei confronti dei quali la camera dei cantoni si è mostrata meno generosa rispetto a quella del popolo. Il plenum ha ribadito che per caso di rigore s'intende un'azienda che ha registrato una diminuzione del fatturato superiore al 40%, e non "solo" del 20% come stabilito lunedì dal Nazionale. Una simile estensione, ha affermato il ministro delle finanze Ueli Maurer, potrebbe costare caro al contribuente (3,5 miliardi secondo il relatore della commissione, il socialista friburghese Christian Levrat).
I "senatori", diversamente dal Nazionale, hanno voluto restringere ulteriormente i potenziali candidati ad un sostegno, escludendo le imprese fondate dopo l'ottobre 2020, senza quindi estendere questa possibilità a tutte le società. La decisione del Nazionale costerebbe oltre 200 milioni supplementari. Oltre a ciò, le società con un fatturato superiore ai 5 milioni l'anno dovrebbero restituire, a determinate condizioni, parte dei soldi a fondo perso ottenuti.
Come detto, i due rami del parlamento si sono trovati d'accordo nel limitare la quota parte della Confederazione al 70% del finanziamento delle aziende con un fatturato fino a 5 milioni. Per la Confederazione si tratta di un alleggerimento della fattura finale pari a 600 milioni. I Cantoni possono insomma compiere uno sforzo supplementare alla luce anche dei maggiori soldi che riceveranno dalla Banca nazionale svizzera sotto forma di distribuzione degli utili.
Gli Stati hanno poi ribadito di non volerne sapere di sostenere con 350 milioni al massimo - sotto forma di maggiori mezzi per Indennità per perdita di guadagni - fiere e festival chiusi a causa del coronavirus. Per 22 voti a 20, la maggioranza non ha nemmeno voluto ampliare gli aiuti per gli indipendenti. Il Nazionale voleva includere nei casi degni di aiuto quelle imprese con un calo del fatturato del 20% e non del 40% rispetto alla media dei ricavi per il periodo 2015-2019. No anche alla proroga delle IPG da fine giugno 2021 a fine dicembre 2021. Stando alla maggioranza, tale decisione del Nazionale è inutile, anche perché nel frattempo la situazione potrebbe migliorare. Se ne riparlerà al momento opportuno, se necessario, ha spiegato Levrat.
Il plenum, diversamente dal Nazionale, non ne vuole nemmeno sapere di agevolazioni per i locatari e non intende fare un passo indietro per quanto attiene agli aiuti a fondo perso destinati ai club sportivi. Gli Stati vorrebbero agevolare il ricorso a tale sostegno, mentre il Nazionale intende rimanere al diritto attuale (taglio degli stipendi).
Gli Stati non vogliono nemmeno sentir parlare di modificare la Lex Koller onde evitare che soggetti stranieri possano acquistare a prezzi stracciati terreni messi in vendita da imprese in crisi a causa della pandemia.
Il dossier ritorna al Consiglio nazionale.