(ats) In Svizzera mancano organi e donatori. Per porvi rimedio il Consiglio nazionale ha adottato un cambiamento di paradigma: chi non intende donare i propri organi dopo la morte dovrà dichiararlo formalmente quando è ancora in vita. In mancanza di una dichiarazione, la facoltà di prendere una decisione andrà conferita agli stretti congiunti o a una persona di fiducia.

Negli ultimi cinque anni circa 330 persone sono morte per non aver ricevuto per tempo un organo, ha detto il relatore commissionale Philippe Nantermod (PLR/VS). Per porre rimedio a questa situazione, l'ong giovanile Junior Chamber International (JCI), con il sostegno di Swisstransplant, ha depositato una iniziativa popolare denominata "Favorire la donazioni di organi e salvare vite umane", che propone l'introduzione di un nuovo modello basato sul consenso presunto "in senso stretto". Ciò significa che gli organi di una persona deceduta posano venir espiantati, a meno che quest'ultima non si opponga quando è ancora in vita.

Il Consiglio federale ha invece proposto un modello del consenso presunto "in senso lato", per tutelare maggiormente i diritti dei famigliari, i quali potranno continuare ad avere la possibilità di rifiutare una donazione di organi se ciò corrisponde alla volontà del defunto.

In aula, l'UDC, il Centro e parte del gruppo PLR hanno seguito il Consiglio federale e bocciato l'iniziativa. Gli altri hanno invece sostenuto l'iniziativa, che è stata adottata di stretta misura con 88 voti contro 87 e 14 astenuti.

Grazie al consenso presunto potremmo raddoppiare il numero di trapianti e salvare quindi un numero maggiore di vite, ha sostenuto Gysin. "Dire 'sì' all'iniziativa significa dire 'sì' alla vita!", ha aggiunto Laurence Fehlmann Rielle (PS/GE).

La maggioranza dei membri di tutti i gruppi parlamentari hanno poi sostenuto il controprogetto, adottato con 150 voti contro 34 e 4 astenuti: "permette di rispettare la volontà del paziente e di rispettare la bioetica medica", ha sostenuto Christophe Clivaz (Verdi/VS).

Alcune voci critiche sono comunque emerse anche nei confronti del controprogetto: "ci sarà di fatto un obbligo di donare i propri organi", ha detto Lorenzo Quadri (Lega/TI). Insomma, "il corpo non sarà di proprietà del singolo individuo ma dello Stato", ha aggiunto il ticinese.

Da notare che il popolo potrebbe anche non essere chiamato alle urne: i promotori dell'iniziativa hanno già espresso la loro disponibilità a ritirare il testo qualora il controprogetto dovesse venir adottato. Il dossier passa al Consiglio degli Stati.