Attualmente coloro che partono per Roma devono pagare la tassa d'esenzione dall'obbligo militare in quanto considerati svizzeri all'estero. Secondo il relatore commissionale Jean-Luc Addor (UDC/VS), tuttavia, l'imposizione di un balzello riservato in linea di principio a coloro che non prestano servizio militare non è giustificato.
I proventi della tassa versata dai militi della guardia svizzera sono noccioline per il budget della Confederazione, ma per questi giovani sono somme considerevoli, ha sostenuto Addor ricordando come la Guardia pontificia sia "una fierezza per la Svizzera" che contribuisce alla sua buona reputazione. Se è vero che formalmente la milizia ha un compito di polizia, i legami con l'esercito svizzero sono innegabili, ha aggiunto il vallesano.
"È giusto che la Confederazione incoraggi una attività professionale riservata esclusivamente a cittadini svizzeri uomini di religione cattolica?", si è chiesta Léonore Porchet (Verdi/VD). Anche altre persone, come i volontari in seno al CICR, contribuiscono alla reputazione della Svizzera, non si capisce bene perché i militi della guardia svizzera potrebbero beneficiare di una esenzione della tassa e loro no, ha aggiunto la vodese.
Con una deroga sancita a livello di legge, si violerebbe poi il divieto di discriminazione nei confronti di persone di altre confessioni, ha sostenuto il consigliere federale Ueli Maurer. Tale deroga violerebbe anche il principio della parità di trattamento di tutti gli assoggettati alla tassa. Le Guardie svizzere, inoltre, non svolgono attività indispensabili a favore della popolazione svizzera, che giustificherebbero l'esenzione dalla tassa.