(ats) Riprendono stamane i dibattiti alle Camere federali. Dopo la "maratona" di ieri sulla riforma dell'AVS, il Consiglio nazionale (08.00-13.00) tratterà quale primo argomento le divergenze in merito al pacchetto di sostegno per i media.

Le divergenze maggiori riguardano le restrizioni all'offerta online della SSR, di cui gli Stati contrariamente al Nazionale non vogliono sentir parlare, e la quota del canone da destinare ai media privati. Gli Stati auspicano l'8% almeno, il Nazionale una somma oscillante tra il 6 e l'8%.

Il menù del programma prevede anche una mozione che vorrebbe dare agli offerenti svizzeri la priorità quando la Confederazione mette a concorso progetti e mandati legati alla strategia di cooperazione internazionale. Il plenum tratterà anche l'iniziativa parlamentare di Marco Chiesa (UDC/TI) che chiede trasparenza agli eletti sulle cittadinanza multiple.

Al Consiglio degli Stati (08.15-13.00), il plenum tratterà in entrata l'impiego dell'esercito per il WEF di Davos per il periodo 2022-2024. In seguito, la camera deciderà sulla proposta della conferenza di conciliazione in merito all'iniziativa parlamentare che chiede maggiore trasparenza per il finanziamento dei partiti.

Ma il piatto forte in agenda è l'iniziativa "Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio (Iniziativa sulla giustizia)". Per la commissione preparatoria, l'iniziativa va bocciata senza controprogetto.

Oggi i giudici federali appartengono generalmente a un partito politico. Sono eletti dall'Assemblea federale riunita. Questa procedura non piace al comitato d'iniziativa, che l'ha definita indesiderabile dal punto di vista della separazione dei poteri.

L'iniziativa propone pertanto di eleggere i giudici mediante sorteggio. L'ammissione al sorteggio sarebbe "stabilita esclusivamente sulla base di criteri oggettivi di idoneità professionale e personale a esercitare la funzione di giudice del Tribunale federale" e sarebbe decisa da una commissione peritale, i cui membri - "indipendenti da autorità e organizzazioni politiche" - sarebbero nominati dal Consiglio federale per un mandato non rinnovabile della durata di 12 anni.

La commissione crede che il sistema in vigore funzioni bene. Dello stesso parere è il Consiglio nazionale che in marzo ha bocciato - tacitamente - l'iniziativa popolare, così come auspicato pure dal Consiglio federale.