È quanto si propone il Consiglio nazionale che ha incominciato l'esame dettagliato del progetto di riforma della legge sull'imposta preventiva, dopo aver respinto una proposta di rinvio al Consiglio federale del campo rosso-verde per 120 voti a 66 affinché l'esecutivo rivedesse il suo progetto, inserendovi anche la possibilità di una procedura di dichiarazione volontaria.
La riforma prevede l'abolizione dell'imposta preventiva (35%) sugli interessi svizzeri, ad eccezione di quelli generati da averi di persone fisiche domiciliate nella Confederazione. Grazie a tale riforma si auspica che le emissioni di obbligazioni finora eseguite all'estero in futuro avverranno sempre più spesso dalla Svizzera. In questo modo sarebbe possibile rafforzare il mercato svizzero dei capitali di terzi, secondo la maggioranza del plenum.
L'abolizione dell'imposta preventiva sugli interessi dovrebbe incentivare inoltre le imprese a condurre con maggiore frequenza le attività di finanziamento interno ai gruppi in Svizzera. Nel complesso, la riforma dovrebbe rafforzare il mercato dei capitali di terzi e, a medio e lungo termine, dovrebbe dare impulso alla creazione di valore e di posti di lavoro in Svizzera.
Il campo rosso-verde teme invece minori entrate fiscali e, soprattutto, di favorire l'evasione fiscale, come hanno sostenuto in aula Franziska Ryser (Verdi/SG) e Jacqueline Badran (PS/ZH), le quali avrebbero voluto inserire nella legge almeno un obbligo di dichiarazione, una sorta di scambio automatico di informazioni in salsa "elvetica". Ma una richiesta in tal senso è stata respinta dal plenum.
A tale riguardo, il consigliere federale Ueli Maurer ha spiegato che la possibilità di completare il disegno di legge con un obbligo di dichiarazione era stata inserita nella procedura di consultazione, ma la maggioranza degli ambienti consultati ha respinto tale proposta. Inutile quindi insistere, anche perché "non vogliamo toccare il segreto bancario per i clienti svizzeri delle banche", ha dichiarato il ministro delle finanze.
Per Maurer, la riforma non ha assolutamente come obiettivo di favorire le persone benestanti, bensì di rafforzare l'attrattiva della piazza economica svizzera. Quanto ai posti di lavoro che potrebbero essere creati, Maurer non ha fornito cifre, ma si è detto convinto che il trasferimento di determinate operazioni finanziarie in Svizzera avrà ripercussioni positive sul mercato del lavoro indigeno.
Per la maggioranza di centro-destra, l'eventuale indebolimento della funzione di garanzia di questo prelievo - poiché gli investitori svizzeri hanno diritto al rimborso integrale, tale prelievo assicura l'imposta sul reddito e sulla sostanza applicata dalla Confederazione, n.d.r - andrebbe inoltre relativizzato, in particolare a causa del livello attualmente molto basso dei tassi d'interesse. Per la maggioranza si tratta anche di alleggerire il peso burocratico di questo prelievo.
Inoltre, sebbene la riforma provocherà perdite finanziarie temporanee, la maggioranza è convinta che a medio termine sarà autofinanziata poiché comporterà la creazione di impieghi. Per la sinistra, invece, benché le perdite fiscali stimate siano esigue a causa degli attuali bassi tassi d'interesse, in futuro gli ammanchi potrebbero aumentare se i tassi dovessero risalire. Per la sinistra, non è quindi il momento di procedere con questa riforma, anche alla luce del forte indebitamento della Confederazione dovuto alla pandemia. Cédric Wermuth (PS/AG) teme inoltre che la riforma odierna non sia che il primo passo verso l'abolizione di ulteriori balzelli.
Le ripercussioni finanziarie
Secondo il progetto governativo, a breve termine, quale effetto unico, la riforma comporterebbe minori entrate stimate a un miliardo di franchi; per la Confederazione tale ammanco sarà però coperto da accantonamenti. Questa diminuzione è dovuta al fatto che il rimborso dell'attuale imposta preventiva sui redditi di interessi potrà essere richiesto ancora per tre anni.
Le minori entrate ricorrenti sono stimate a 170 milioni. Se il livello dei tassi di interesse aumenterà, le entrate diminuiranno ulteriormente. La Confederazione si assume il 90% di questo importo, mentre i Cantoni il rimanente.
Posti di lavoro
Stando al Consiglio federale, la riforma presenterebbe un ottimo rapporto costi-benefici poiché genera impulsi che favoriranno la creazione di valore e di posti di lavoro. A livello federale la riforma potrebbe autofinanziarsi dopo circa cinque anni.
Per i Cantoni e i Comuni, sui quali le minori entrate ricorrenti ricadono in misura minore, tali impulsi dovrebbero tradursi in maggiori entrate già a breve termine.