(ats) La Svizzera deve rafforzare gli scambi e il coordinamento tra gli ambienti politici, economici, scientifici in relazione con la Cina. Il Consiglio degli Stati ha accolto oggi - con 23 voti contro 7 e 1 astenuto - una mozione della sua Commissione della politica estera per la quale uno scambio informale non è sufficiente. Il Nazionale deve ancora pronunciarsi.

La Strategia del Consiglio federale relativa alla Cina sottolinea già l'importanza di avere una coerenza politica. Raccomanda un'azione coordinata tra i vari attori interessati. Un gruppo di lavoro interdipartimentale è stato creato quale strumento di coordinamento interno.

Tuttavia, per la commissione occorre utilizzare meglio le conoscenze e le esperienze acquisite. Chiede pertanto di istituzionalizzare gli scambi tra i vari attori della politica, includendo i Cantoni nonché gli attori dell'economia, della scienza e della società civile.

Dal canto suo, il Consiglio federale ritiene che vi siano già scambi stretti tra gli attori esterni all'amministrazione federale sulla Cina. I diversi dipartimenti federali sono in contatto con le autorità cantonali, le città, il settore privato, le ONG, gli istituti di ricerca, le università e il Parlamento.

Tali scambi si concentrano sulle sfide in materia di commercio e investimenti, sulla cooperazione con le province cinesi, la situazione dei diritti dell'uomo o ancora la cooperazione in materia di ricerca scientifica.

La forma degli scambi è adattata alle necessità, secondo il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis. A suo avviso, un quadro più formale di questi scambi sarebbe dannoso per uno sviluppo dinamico. Con una maggiore istituzionalizzazione non si avrà per forza qualcosa di meglio, ha aggiunto tentando invano di convincere il plenum. Ma la maggioranza non lo ha seguito.