(ats) Tocco decisamente femminile questo fine settimana a Palazzo federale: in occasione dei 50 anni dall'introduzione a livello federale del voto alle donne, si terrà sotto il "cupolone" una sessione delle donne, la seconda dopo quella del 1991. Tema delle discussioni: la parità di genere.

Attese nelle sala del Consiglio nazionale 246 donne, il numero esatto di deputati che compongono l'Assemblea federale, ossia 200 al Consiglio nazionale e 46 al Consiglio degli Stati. Aspetto peculiare di questo forum: nessuna delle donne presenti - selezionate dopo un'elezione voluta da Alliance F, l'organismo che riunisce le organizzazioni femminili elvetiche - siede in parlamento.

Oltre a distinguersi per età, si va dai 17 ai 70 anni, le donne presenti rispecchiano anche varie professioni: dalla contadina all'avvocata, dalla ristoratrice all'ostetrica. Per la preparazione dei lavori hanno potuto fare affidamento sull'esperienza di 46 tra deputate e "senatrici", tutt'ora in carica oppure in pensione.

Le deputate ad interim si sono riunite in otto commissioni per elaborare richieste concrete, che spaziano dal lavoro retribuito e no, dalla violenza alla medicina, dalla digitalizzazione ai diritti delle persone, senza dimenticare temi quali l'agricoltura e la scienza.

In particolare, le donne vogliono introdurre il congedo parentale, istituire un fondo per finanziare le strutture destinate all'infanzia e rimpinguare le loro pensioni, spesso inferiori a quelle degli uomini. Si chiede anche un migliore riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura.

La protezione contro la violenza di genere dovrebbe ricevere un finanziamento importante, pari allo 0,1% del PIL, e la nozione di consenso dovrebbe essere introdotta nel Codice penale. Per quanto riguarda la scienza, la commissione chiede un programma di ricerca medica basato sul genere. La percentuale di donne nelle professioni MINT (matematica, informatica, scienze naturali e tecnologia) dovrebbe essere portata al 50%.

Alla fine dei due giorni di dibattito, verrà adottato un documento finale con le richieste principali, presentate sotto forma di petizioni indirizzate al Parlamento, quello regolarmente eletto ogni quattro anni.

Non si tratta di un esercizio puramente retorico: queste petizioni verranno prese sul serio, ha dichiarato a Keystone-ATS, la consigliera nazionale Isabelle Moret (PLR/VD), come già accade con le richieste formulate dalle sessioni giovanili, tanto che alcune di esse si trasformano in interventi parlamentari ordinari.

Tanto più, ha fatto notare la Moret, che il Parlamento si è femminilizzato nel corso dei decenni ed è quindi più ricettivo ai temi in agenda alla sessione delle donne. Unica nota stonata: per Isabelle Moret non ci sono tuttavia ancora abbastanza donne in politica. "La prima sessione femminile del 1991 aveva espresso l'auspicio di raggiungere le 100 donne al Consiglio nazionale: trent'anni più tardi, questo traguardo è ancora lontano. Bisogna fare un ulteriore sforzo in questo senso", stando alla deputata vodese.

Se la sessione è un'opportunità per discutere questioni politiche di particolare interesse, è anche "un meraviglioso esercizio di democrazia" che permette alle donne di sperimentare il funzionamento della politica, ha sottolineato la Moret, la quale ha esortato le donne a lanciarsi in politica in vista delle elezioni del 2023.