(ats) Si prospetta una giornata intensa oggi alle Camere federali, col Consiglio nazionale che siederà fino a tardi (14.30-21.45). Dopo l'Ora della domande, la camera del popolo affronterà l'iniziativa che chiede a deputati e "ministri" di indicare tutte le nazionalità.

Tra i due rami del Parlamento sussiste una solo divergenza sull'iniziativa parlamentare del "senatore" Marco Chiesa (UDC/TI). Nell'ordinanza riguardante la legge sul Parlamento, gli Stati vogliono che si indichi un indirizzo postale, e non solo quello elettronico, mentre il Nazionale è contrario. Il motivo? Evitare che i deputati vengano importunati al loro domicilio.

Quanto al fondo della questione, le camere sono d'accordo, appellandosi alla trasparenza, che gli eletti indichino se hanno più nazionalità. Sempre contrario a tale cambiamento il campo rosso-verde, secondo cui la trasparenza sulle nazionalità avrebbe un intento discriminatorio volto ad ingenerare il sospetto che vi siano cittadini di serie "A" e cittadini di serie "B".

Dopo aver liquidato questo tema, l'agenda dei lavori prevede la trattazione, a livello di divergenze, della proroga delle disposizioni in vigore volte a ridurre le emissioni di CO2, come anche la modifica della legge sugli stranieri. Circa quest'ultimo dossier, con le modifiche legislative in discussione si vogliono vietare viaggi all'estero, compreso lo spazio Schengen, alle persone ammesse provvisoriamente in Svizzera. A differenza del Consiglio nazionale, però, il Consiglio degli Stati non vuole permettere spostamenti per seguire una formazione o per far visita ai famigliari. Il Nazionale potrebbe adeguarsi oggi a questa versione più restrittiva.

In seguito, il Parlamento non dovrebbe entrare in materia - per la seconda volta - sul progetto volto a sottoporre a referendum obbligatorio tutti i trattati internazionali, che per la loro importanza, si trovano allo stesso livello della Costituzione federale.

Test gratuiti

Il Consiglio degli Stati, che siederà dalle 15.15 fino alle 20.00, affronterà in prima battuta la revisione della Legge Covid-19, dossier già esaminato la settimana scorsa una prima volta dai due rami del Parlamento. Le camere sono d'accordo praticamente su tutto: vista l'incertezza legata all'andamento della pandemia di Covid-19, acuitasi dopo l'apparizione di una nuova variante, diversi provvedimenti a sostegno ai settori economici particolarmente colpiti dalle misure restrittive, che scadono a fine anno, vanno prolungati fino al termine del 2022.

Gli Stati dovranno anche decidere se reintrodurre la gratuità dei test anticoronavirus come stabilito dal Consiglio nazionale. L'esame della normativa in discussione deve terminare entro la fine della sessione, prevista per il 17 di dicembre, per poi entrare in vigore subito, presumibilmente il lunedì seguente grazie alla clausola d'urgenza. Su quest'ultima si voterà quando tutte le divergenze saranno appianate.

Neo mamme, protezione da licenziamento

In seguito, il programma della Camera dei cantoni contempla tutta una serie di interventi di carattere sociale e sanitario. In particolare, l'agenda prevede l'esame dell'iniziativa cantonale ticinese "Per un prolungamento della protezione dalla disdetta al termine del congedo maternità". Il testo preconizza la modifica del Codice delle obbligazioni affinché le neo mamme siano protette dal licenziamento per un periodo di 12 mesi dopo il parto. Tale protezione, stando all'iniziativa cantonale, dovrebbe anche comprendere la possibilità per la neo mamma di richiedere e ottenere durante questo periodo un congedo non pagato pari ad una riduzione massima del 30% del grado di occupazione previsto dal contratto di lavoro.

La commissione preparatoria propone, con 7 voti a 5, di non dare seguito all’iniziativa: studi pertinenti dimostrerebbero infatti come la maggior parte delle giovani madri possono raggiungere un accordo amichevole con i propri datori di lavoro. Insomma, le attuali disposizioni di legge sarebbero sufficienti per proteggere le neo mamme da licenziamenti abusivi.

Per nulla convinta una minoranza che chiederà invece in aula di dare seguito alla proposta ticinese: molte madri lascerebbero il posto di lavoro dopo che questo passo è stato suggerito loro dal "padrone" oppure perché non sono riuscite a ridurre il grado d’occupazione. Questi casi non sarebbero presi in considerazione negli studi disponibili.