Non si tratta solo di fare un passo verso la Camera del popolo, al fine di eliminare il maggior numero di differenze affinché la legge possa entrare in vigore al più presto, bensì di tenere sotto controllo la diffusione del virus, ha spiegato Charles Julliard (Centro/JU) perorando la causa della maggioranza della commissione, pronta ad un compromesso, aggiungendo di non voler far "un favore agli anti-vax".
Ruedi Noser (PLR/ZH) ha chiesto invece di seguire la linea meno conciliante del Consiglio federale. Con la soluzione del Nazionale vi è il pericolo che il contribuente debba accollarsi i test PCR per chi vuole viaggiare all'estero oppure concedersi un cocktail al bar, ha messo in guardia il "senatore" zurighese col sostegno del ministro della sanità, Alain Berset.
Al voto, la maggioranza del plenum, seguendo la raccomandazione della sua commissione preparatoria, ha però optato per una via di mezzo che dovrebbe escludere determinati esami, come i test rapidi per uso personale o quelli sierologici non ordinati dal cantone. In questo modo sarebbe possibile ridurre il costo totale di metà, da 1,2-1,8 miliardi stimati con la versione del Nazionale ai 600-900 milioni con la versione degli Stati.
Sempre nel corso del dibattito, il Consiglio degli Stati ha deciso, diversamente dal Nazionale, di non volere la pubblicazione dei contratti con i produttori di vaccini o farmaci anticovid, stimando che gli attuali controlli da parte degli organi parlamentari, come le commissioni della gestione, siano sufficienti.
Pur capendo il desiderio di trasparenza, Alain Berset ha puntualizzato che tali contratti sono spesso accompagnati da una clausola di confidenzialità. Un eccesso di apertura rischia di danneggiare la reputazione del Paese e di distorcere la concorrenza. A beneficiarne sarebbero soprattutto le imprese, stando al consigliere federale friburghese.
La Camera dei cantoni ha ribadito inoltre di non voler accollare al Consiglio federale compiti nell'ambito della pianificazione sanitaria che competono ai cantoni in caso di nuovi picchi pandemici. Una proposta di Marco Chiesa (UDC/TI) di adeguarsi su questo aspetto della legge alla versione del Nazionale è stata respinta per 34 voti a 9.
Nel suo intervento in risposta al presidente dell'UDC, Alain Berset ha spiegato che, seppur comprendendo il motivo della richiesta di un maggior coinvolgimento di Berna, la Confederazione non ha né i mezzi né le competenze per farlo. Non dico che in futuro, a bocce ferme, non si potrà discutere del problema anche per migliorare ciò che non ha funzionato, ma non è possibile cambiare le regole del gioco nel bel mezzo della quinta ondata, ha sottolineato il ministro socialista.
In seguito, il Consiglio degli Stati si è adeguato al Nazionale prolungando fino al 31 dicembre 2022 il sostegno della Confederazione ai cantoni per i casi di rigore. Una decisione cui si è opposto, invano, Alain Berset.
Il dossier ritorna alla Camera del popolo, alla quale rimangono una manciata di divergenze da appianare. Entrambe le camere sono già d'accordo nel prolungare a fine 2022 gli aiuti per i lavoratori e quei settori economici duramente toccati dal coronavirus. L'incertezza circa la situazione attuale sul fronte pandemico, e l'evoluzione della malattia, non lascia altra scelta. Lavoratori e aziende hanno bisogno di sicurezza.