(ats) Passo in avanti in vista dell'adozione della riforma dell'AVS: oggi il Consiglio nazionale ha adottato un compromesso sulla compensazione relativa all'aumento dell'età pensionabile delle donne che prevede un periodo transitorio di nove anni. La Camera ha in seguito iniziato ad affrontare la riforma del Secondo pilastro. Nell'attesa della votazione sulla riduzione del tasso di conversione, che avrà luogo domani, i deputati hanno approvato il dimezzamento della deduzione di coordinamento.

I due dossier - AVS e Secondo pilastro - sono trattati separatamente. È insomma quasi un caso se la Camera del popolo si trova a doverli esaminare lo stesso giorno. La sinistra avrebbe nuovamente voluto riunirli, ma la proposta è stata bocciata con 136 voti contro 28 e 29 astenuti.

La riforma AVS 21 mira ad un aumento dell'IVA e all'aumento dell'età pensionabile per le donne (con compensazioni). Nel secondo pilastro si vuole abbassare il tasso di conversione, l'aliquota che applicata al capitale pensionistico risparmiato permette di calcolare la rendita. Nel contempo verrebbero adottate misure per aumentare tale capitale allo scopo di evitare una eccessiva diminuzione delle rendite. Anche qui sono previste misure compensatorie per la generazione transitoria.

L'obbiettivo delle due riforme è garantire le pensioni anche in futuro. Le principali sfide per il sistema pensionistico sono, dal punto di vista finanziario, i bassi tassi d'interesse e, da quello demografico, l'invecchiamento della popolazione e l'arrivo all'età della pensione della generazione del "baby boom".

AVS

Il punto più discusso della riforma AVS 21 è l'aumento a 65 anni dell'età pensionabile per le donne, un incremento già adottato dalle Camere nelle scorse sedute. In merito alle misure di compensazione, il Nazionale ha deciso di impiegare, per le prime nove classi d'età, il 32% dei mezzi risparmiati da versare come supplementi di rendita.

Per le prime tre classi d'età, il supplemento sarà progressivamente aumentato come l'età di pensionamento. Le successive due classi d'età riceveranno il supplemento pieno. Per le ultime quattro classi sarà di nuovo ridotto allo scopo di evitare un effetto di soglia alla fine della generazione di transizione, ha spiegato Philippe Nantermod (PLR/VS) a nome della commissione.

Il supplemento sarà modulato a seconda del reddito e aumentato per i redditi medio-bassi. Quello pieno ammonta a 140 franchi al mese per le donne con un reddito fino a 57'360 franchi, a 90 franchi fino a un reddito di 71'700 franchi e a 40 franchi con un reddito superiore a 71'700 franchi.

Le donne della generazione transitoria che percepiscono redditi medi o bassi potranno poi beneficiare di condizioni più favorevoli rispetto alla versione degli Stati per il pensionamento anticipato. Non sarà invece reso attrattivo il pensionamento anticipato di coloro che percepiscono un alto reddito.

Per Nantermod si tratta di un "modello equilibrato". Il consigliere federale Alain Berset ha lodato la volontà delle Camere di fornire una compensazione più favorevole per i redditi bassi. La sinistra non ha invece ancora digerito l'aumento dell'età pensionabile: "una donna su dieci vive in povertà durante la pensione e le viene chiesto di lavorare un anno in più? È inaccettabile", ha detto Léonore Porchet (Verdi/VD).

Oggi il Nazionale era chiamato a discutere anche di un eventuale finanziamento dell'AVS da parte della Banca nazionale svizzera (BNS). Con 117 voti contro 77 ha deciso di mantenere questa possibilità invisa agli Stati, ovvero il versamento al Fondo AVS dei ricavi della BNS derivanti dagli interessi negativi, pari a circa 1,5-2 miliardi all'anno. La misura sarebbe stata retroattiva al 2015, ciò che avrebbe portato nelle casse del Primo pilastro altri 12 miliardi circa.

La proposta è stata sostenuta dalla sinistra e dall'UDC, contrari PLR, PVL e Alleanza del Centro. Anche il governo era contrario: "non costituisce una fonte di finanziamento stabile sul lungo periodo", ha affermato Berset che ha anche espresso timori circa l'indipendenza della BNS stessa. Per la maggioranza un contributo della Banca nazionale è invece più che giustificabile se si pensa che questa realizza utili grazie agli interessi negativi prelevati anche sul sistema pensionistico svizzero.

Tra le due camere sussistono anche altre divergenze, ad esempio per quel che concerne l'assegno per grandi invalidi. In prima lettura il Nazionale aveva deciso che per poter ricevere il sussidio bisogna aver dimostrato per tre mesi di averne bisogno. Oggi la Camera del popolo ha fatto un passo verso gli Stati aumentando questo lasso di tempo a 6 mesi. I "senatori" vorrebbero rimanere al diritto attuale, cioè un anno.

Altro elemento "faro" della riforma è l'aumento dell'IVA di 0,4 punti percentuali. L'introito supplementare verrà interamente attribuito al Fondo di compensazione AVS permettendogli così di raggiungere un grado di copertura sufficiente. Questo punto è già stato approvato dalle due Camere in prima lettura.

Secondo pilastro

Dopo aver concluso il dibattito sull'AVS, che passa agli Stati per l'esame delle divergenze, il Consiglio nazionale si è gettato a capofitto nella riforma della LPP. Il progetto è stato elaborato dal Consiglio federale assieme ai datori di lavoro e ai sindacati. Punto chiave della riforma: la riduzione del tasso minimo di conversione dal 6,8 al 6%. Questo punto, che non è contestato, non è ancora stato votato, lo sarà domani mattina.

Per evitare una diminuzione eccessiva delle rendite - l'abbassamento dell'aliquota comporterebbe infatti una loro contrazione di circa il 12% - il Nazionale ha già adottato oggi misure per aumentare l'avere di vecchiaia disponibile al momento del pensionamento. Tra queste figura il dimezzamento della deduzione di coordinamento, ossia della soglia d'entrata al Secondo pilatro. Dagli attuali 25'095 franchi si passerà a 12'443. In questo modo i contributi alla cassa pensioni saranno riscossi su una parte maggiore dello stipendio.

L'udc era contraria: questa riduzione, accoppiata all'aumento delle deduzioni sul salario, genererà non pochi problemi per le persone a basso reddito, ha sostenuto Albert Rösti (UDC/BE). L'abbassamento della deduzione di coordinamento va invece proprio a beneficio delle persone che lavorano a tempo parziale, che spesso sono donne, ha replicato Katharina Prelicz-Huber (Verdi/ZH).

Bocciata invece la proposta di Melanie Mettler (PVL/BE) di sopprimere completamente la deduzione di coordinamento: "andrebbe a discapito dei redditi molto bassi che devono disporre di un minimo per vivere senza che vengano loro imposte deduzioni elevate", ha sottolineato il relatore commissionale Benjamin Roduit (Centro/VS). Da notare che la Camera ha previsto una mozione che chiede di calcolare la deduzione di coordinamento sommando tutti i salari di una persona che ha più impieghi. Attualmente vengono contabilizzati singolarmente.

Altra novità della riforma del Secondo pilastro: i lavoratori inizieranno a versare accrediti vecchiaia già a 20 anni. "È sì una misura a lungo termine ma permetterà di contribuire con 700 milioni di franchi all'anno", ha sostenuto Thomas de Courten (UDC/BL) a nome della commissione. Flavia Wasserfallen (PS/BE) avrebbe voluto restare al limite attuale - 25 anni - per non penalizzare eccessivamente i giovani che dovranno già fare i conti con l'aumento delle deduzioni. La proposta è stata respinta con 126 voti a 67.

Il progetto prevede poi una modifica delle aliquote per gli accrediti di vecchiaia prelevati sul salario, con il passaggio a due sole categorie d'età. Qui l'intenzione è non più penalizzare i lavoratori anziani sul mercato del lavoro con tassi elevati che pesano anche sui datori di lavoro, ha precisato Roduit.

In futuro i prelievi dalla busta paga ammonteranno al 9% del salario coordinato tra i 20 e i 45 anni e al 14% per gli over 45. Le altre quattro varianti esaminate sono state bocciate. Attualmente il tasso aumenta ogni 10 anni, inizia al 7% e finisce al 18%.

Il dibattito sulla riforma è poi stato interrotto alle 13.00 Continuerà domani quando la Camera del popolo sarà chiamata a votare l'abbassamento del tasso di conversione e la prevista compensazione per la generazione transitoria, sotto forma di un supplemento alle rendite. La commissione chiede che il calcolo del loro ammontare tenga conto delle prestazioni sovraobbligatorie della cassa pensioni.

Il supplemento ammonterebbe al massimo a 2400 franchi l'anno per le prime cinque classi d'età, al massimo a 1800 franchi per le cinque successive classi d'età e al massimo a 1200 franchi per le ultime cinque classi d'età. Questo modello di compensazione ingloba il 35-40% circa dei pensionati.

La Camera dovrà scegliere tra questo e altri due modelli. Una minoranza sostiene infatti quello del Consiglio federale, che prevede un supplemento di rendita per tutti i nuovi pensionati. L'altra variante propone un supplemento, che sarebbe versato per le prime 20 classi d'età e che diminuirebbe progressivamente. Verrebbe inoltre versato solo a chi ha un avere vecchiaia non superiore a mezzo milione di franchi circa. Quest'ultimo modello considererebbe circa il 70% dei pensionati.

Iniziative popolari

L'ultima parola in merito alle due riforme spetterà in ogni caso al popolo: la sinistra ha già promesso il lancio del referendum contro AVS 21, la riforma del Secondo pilastro sottostà a votazione obbligatoria poiché comporta una modifica della Costituzione. A ciò si aggiungono tre iniziative popolari sulle quali saremo chiamati ad esprimerci.

L'iniziativa popolare "Per una vita migliore nella vecchiaia (Iniziativa per una 13a rendita AVS)", lanciata dall'Unione sindacale svizzera (USS), chiede il versamento di una rendita di vecchiaia supplementare dello stesso importo della rendita mensile AVS. Ciò corrisponde a un aumento mensile della pensione dell'8,33%.

L'iniziativa dei giovani PLR "Per una pensione di vecchiaia sicura e sostenibile" prevede l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni con scatti ogni due mesi sia per le donne che per gli uomini. L'età pensionabile verrebbe poi collegata all'evoluzione della speranza di vita.

L'iniziativa "Sì a rendite eque e sicure (Iniziativa generazioni)", lanciata da un comitato borghese, mira a limitare il trasferimento di capitali dalle persone attive verso quelle pensionate. Le richieste includono anche il collegamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita.

Le prime due iniziative sono riuscite, il Parlamento dovrebbe occuparsene l'anno prossimo, la terza è ancora allo stadio di raccolta delle firme.