Tenuto conto anche della crisi che sta attraversando il Paese a causa della pandemia, Ignazio Cassis intende concentrarsi maggiormente sul fronte interno, avvicinando ulteriormente il Governo alla popolazione. Sono già programmate due sedute extra muros dell'esecutivo, e un'altra in Romancia. Sensibile alle minoranze e difensore del plurilinguismo, Cassis ha affermato che ad agosto si terrà a Pontresina (GR) il consueto incontro con gli ambasciatori. Ma altre sorprese sono previste, ha aggiunto, senza però sbottonarsi (sennò che sorpresa sarebbe?).
Interrogato sulla sua immagine tra la popolazione, dove risulta sovente il ministro meno amato, l'ultimo dei sette "saggi", Cassis ha ribattuto di non aver bisogno di curare in maniera particolare la sua immagine, e di non avere una strategia nel cassetto a tal uopo, ma di voler lavorare di buona lena per mantenere unito il Paese, polarizzato a causa del virus, restando fedele alle sue convinzioni e ai suoi valori.
Certo, ha aggiunto il presidente della Confederazione di Sessa, mentirei se dicessi che mi fa piacere essere sempre l'ultimo, ma preferisco rimanere fedele a me stesso piuttosto che essere popolare.
In merito alle relazioni con l'Europa, Cassis ha affermato che bisogna essere onesti con questo tema, dal momento che si tratta di un dossier complicato, difficile, che divide la Svizzera a tutti i livelli. Di sicuro, non sono "Harry Potter" che può risolvere tutti i problemi con una bacchetta magica. Non dipende solo da me o dal Consiglio federale, visto che l'instabilità concerne tutti, dai partiti, alle associazioni economiche, per non parlare dei partner sociali e della popolazione.
L'anno presidenziale potrebbe però essere un vantaggio, secondo il capo della diplomazia elvetica, giacché tale carica consente di aprire le porte di capi di Governo e capi di Stato, solitamente chiuse per un semplice ministro. Insomma, si tratta senz'altro di un grande vantaggio, a detta del consigliere federale, una carta in più che ho in mano che andrà calata al momento giusto con la persona giusta.
Circa la pandemia, e al desiderio espresso nel suo discorso in Parlamento di evitare che le divisioni nella popolazione si allarghino ulteriormente, Cassis ha spiegato di essere molto sensibile al problema e alle sofferenze altrui, vista la sua formazione di medico. Ma il lavoro del medico, ha puntualizzato, in fondo è più semplice poiché quest'ultimo si occupa dei malati, mentre le sfide del politico vanno ben oltre vista la grande incertezza nella popolazione, sempre più polarizzata tra giovani e vecchi, vaccinati e non vaccinati, federalisti e centralisti. Dobbiamo prevenire i problemi di coesione sociale, molto più profondi di una pandemia.
Per questo, ha dichiarato, dobbiamo essere capaci di fare un passo verso gli altri se non vogliamo che le divisioni si allarghino ulteriormente: il nostro Paese non è unito perché abbiamo una lingua e una cultura in comune, ma perché c'è la volontà di esserlo e un comune obiettivo. Non possiamo permetterci di essere divisi in un momento come questo. Certo, ha concluso, profilarsi è più facile che trovare soluzioni.