(ats) Un imputato deve continuare ad avere il diritto di prendere parte agli interrogatori dei testimoni o dei coimputati, ma con limitazioni. È quanto stabilito oggi dal Consiglio degli Stati affrontando la revisione del Codice di procedura penale.

Dieci anni fa, il codice di procedura penale è stato armonizzato in Svizzera, suscitando anche critiche. In particolare, è stato denunciato il sovraccarico amministrativo imposto alla polizia. Dopo un rodaggio durato due lustri, tutti sono d'accordo che alcune storture vadano corrette. Tuttavia, le opinioni su come farlo divergono.

Si tratta di trovare un equilibrio tra la ricerca della verità e la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini, tra il lavoro del pubblico ministero e la difesa degli imputati, ha sostenuto in aula a nome della commissione Beat Rieder (Centro/VS). "Non tutti coloro che sono coinvolti in un procedimento penale sono colpevoli", ha sottolineato.

I diritti di partecipazione sono uno dei punti nevralgici del dossier all'attenzione del Parlamento. Attualmente, essi conferiscono all'imputato la possibilità di presenziare a ogni assunzione delle prove.

Secondo il disegno del Consiglio federale, il pubblico ministero deve in futuro avere la facoltà di impedire la partecipazione a un interrogatorio se l'imputato non si è ancora pronunciato sull'argomento dello stesso. Una limitazione che il Nazionale ha già bocciato, ciò che spinto la commissione preparatoria degli Stati ad istituire un gruppo di lavoro allo scopo di elaborare una proposta di compromesso.

La pratica attuale rende chiaramente la procedura più macchinosa. Ed è talvolta inopportuno che una persona accusata possa sempre sentire cosa dicono i coimputati, ha affermato il "senatore", nonché professore di diritto penale, Daniel Jositsch (PS/ZH). Tuttavia non bisogna nemmeno andare troppo lontano nell'altra direzione, perché si rischia di perdere di vista i diritti dell'accusato e della difesa. L'opzione del Consiglio federale viola notevolmente i diritti degli imputati, ha sostenuto Philippe Bauer (PLR/NE).

Stando al compromesso del Consiglio degli Stati, il procuratore pubblico può escludere un imputato dalla prima udienza di un coimputato, ma solo se quest'ultimo non è ancora stato sentito al di fuori della procedura di detenzione. La commissione avrebbe voluto precisare che tale audizione fuori dal procedimento debba avvenire entro 10 giorni. Una proposta che non ha convinto il plenum. Secondo Heidi Z'Graggen (Centro/UR), infatti, "quando sono coinvolte bande criminali ci sono molte persone da interrogare. Un tale termine è poco pratico".

La Camera dei Cantoni si oppone alla Camera del Popolo in merito al diritto concesso al Ministero pubblico di ricorrere contro le decisioni del Tribunale delle misure coercitive. I "senatori" ritengono che questa disposizione proposta dal Consiglio federale dovrebbe permettere di incorporare la giurisprudenza del Tribunale federale nel Codice di procedura penale.

Il Consiglio degli Stati ha anche discusso di "giustizia riparativa", cioè della possibilità per le parti di affidarsi a una mediazione, un'idea aggiunta dal Nazionale al progetto governativo. Questa idea è molto interessante, ha sostenuto Jositsch, ma l'introduzione di un simile principio richiederebbe un ulteriore esame del progetto e una consultazione. La Camera ha quindi deciso di non sostenere la proposta e di presentare invece una mozione che incarica il Consiglio federale di elaborare le basi giuridiche necessarie.

Anche le condizioni per l'uso dei profili di DNA dei sospetti saranno rese più facili. Tali profili sono già ammessi per i reati che sono oggetto di un procedimento in corso. Possono anche essere usati per reati commessi in passato. Tuttavia, il Consiglio degli Stati vuole assicurarsi che ci siano "indizi concreti" in tal senso. Il Consiglio nazionale preferisce una formulazione più edulcorata ("una certa probabilità").

In contrasto con la Camera del popolo, i "senatori" hanno accettato - con 22 voti a 21 e 1 astensione - di consentire il test del DNA dei criminali condannati se ci sono indizi concreti che possano commettere altri crimini in futuro.

I "senatori" hanno anche respinto un'aggiunta del Consiglio nazionale volta a facilitare le indagini mascherate nel campo della pornografia infantile. La Camera del popolo vuole trasferire le competenze dei Cantoni in questo settore alla Confederazione. La pratica attuale ha dimostrato il suo valore, secondo i "senatori".

In votazione, il disegno di legge è stato approvato per 29 voti a 9. Il dossier ritorna al Nazionale