(ats) Il credito d'impegno per l'acquisto di vaccini contro il coronavirus per il 2023 ammonterà a 560 milioni di franchi invece di 780 milioni come chiesto dal Consiglio federale. Il Consiglio nazionale ha respinto oggi la proposta della Conferenza di conciliazione con 100 voti a 83. Ciò significa che sarà mantenuta la versione più economica del Consiglio degli Stati.

l "no" del Nazionale rende inutile un voto alla Camera dei Cantoni. Stando a Anna Giacometti (PLR/GR), con 560 milioni sarà pur sempre possibile prenotare la metà delle dosi desiderate dal governo, ossia sette milioni invece di quattordici.

Nella politica finanziaria è importante avere una "base seria" e analizzare la situazione, ha affermato Pirmin Schwander (UDC/SZ) a sostegno della scelta per la somma più bassa. Di diverso avviso, Sarah Wyss (PS/BS), secondo cui questa scelta al ribasso obbligherà la Confederazione a rinegoziare i contratti per il 2023. "Sarete responsabili se non avremo i vaccini più efficaci e se non avremo abbastanza dosi", ha messo in guardia la consigliera nazionale socialista.

I deputati al Nazionale hanno sempre seguito il governo, che aveva proposto un credito d'impegno di 780 milioni di franchi. Il Consiglio degli Stati, e soprattutto il campo "borghese", si è invece sempre opposto a una simile somma, considerata esagerata, temendo che molte dosi sarebbero rimaste inutilizzate.

I 17 crediti richiesti con la prima aggiunta al Preventivo 2022 della Confederazione ammontavano a un totale di 2,7 miliardi, ora portati a 2,6 miliardi. L'aumento riguarda principalmente i contributi federali al lavoro ridotto.

Il supplemento include, tra l'altro, un credito aggiuntivo di 61 milioni per l'aiuto umanitario destinato all'Ucraina, per un totale di 80 milioni, e altri 44 milioni per consentire a InnoSuisse di sostenere progetti innovativi nel 2022.

Il Parlamento ha inoltre approvato il credito per l'acquisto dei vaccini Covid per il 2022. Il credito iniziale di 314 milioni è stato ridotto a 234,3 milioni dopo che si è scoperto che la Confederazione aveva firmato contratti per importi non ancora approvati dal Parlamento.