L'iniziativa, bocciata oggi con 28 voti contro 6 e 5 astenuti, intende porre un freno alla cementificazione delle superfici naturali e dei terreni coltivati all'esterno delle zone edificabili, attribuendo ai Cantoni la responsabilità diretta della protezione della natura e del paesaggio. Secondo il testo - lanciato da Pro Natura, BirdLife Svizzera, Patrimonio svizzero e dalla Fondazione svizzera per la protezione e la pianificazione del paesaggio - il numero di edifici e la loro superficie nelle zone non edificabili dovrebbe rimanere invariato.
La settimana scorsa, nella prima parte di dibattito, il "senatore" Daniel Fässler (Centro/AI) aveva ad esempio definito la proposta di modifica costituzionale "un attacco frontale contro le zone rurali". La necessità di rivedere le modalità di costruire all'esterno delle zone edificabili non è però stata contestata: la revisione della LPT è stata adotta oggi all'unanimità.
Nel dettaglio, la modifica della LPT include diverse disposizioni per stabilizzare il numero di edifici nei comprensori non edificabili e l'impermeabilizzazione del suolo. Su quest'ultimo punto sono previste eccezioni per l'agricoltura e le attività turistiche. Inoltre, per incentivare l'abbattimento di edifici e impianti, è previsto un contributo che copra i costi di demolizione.
Sono pure stati potenziati i requisiti per i piani direttori cantonali. I cantoni dovranno illustrare come intendono raggiungere l'obiettivo di stabilizzazione con una strategia globale.
Altra novità: nei loro piani direttore i cantoni potranno definire delle zone speciali nelle quali possono essere ammesse utilizzazioni a ubicazione non vincolata, a determinate condizioni. "Sì" anche all'utilizzo a scopo abitativo degli edifici agricoli inutilizzati. Il Consiglio federale potrà da parte sua disciplinare la demolizione, la ricostruzione e l'ampliamento moderato di aziende turistiche fuori dalle zone edificabili. Non da ultimo, le autorità cantonali avranno così tre anni di tempo per adattare i piani direttori.
Il dossier va al Consiglio nazionale.
In una prima reazione, l'Associazione promotrice dell'Iniziativa paesaggio afferma di non essere soddisfatta del controprogetto: "il disegno appare contraddittorio e rimette in discussione il principio della separazione dei comprensori edificabili da quelli non edificabili", si legge in una nota. A non piacere è in particolare "la decisione di consentire praticamente senza limiti il cambiamento d'uso a fini residenziali di edifici agricoli non più utilizzati".
Un ritiro dell'iniziativa a questo stadio sembra difficile: "siamo ancora lontani da questo traguardo", afferma Elena Strozzi, responsabile della campagna dell'Iniziativa paesaggio, citata nella nota.