(ats) PostFinance rimarrà nel girone della Posta e non sarà privatizzata. Dopo gli Stati a fine maggio, anche oggi il Consiglio nazionale non è entrato nel merito (156 voti senza opposizioni e 32 astenuti) sul progetto di revisione legislativa che chiedeva lo scorporo del ramo finanziario del Gigante giallo. Il dossier è definitivamente liquidato.

Durante l'estate 2021, il Consiglio federale aveva trasmesso al Parlamento un progetto di revisione della legge sull'organizzazione della Posta che prevedeva che PostFinance potesse essere autorizzata a concedere in modo autonomo ipoteche e crediti a terzi nonché una privatizzazione parziale dei servizi finanziari.

Il Governo intendeva così permettere alla filiale della Posta, controllata dalla Confederazione, di poter realizzare una redditività in linea con il settore. Da anni gli utili di PostFinance sono in flessione: con questi soldi viene in parte anche finanziato il servizio pubblico della Posta.

Ma oggi il plenum, nonostante l'intervento della consigliera federale, non ha voluto sentir ragioni. Diversi gli argomenti che hanno spinto la maggioranza a sconfessare il Governo: benché PostFinance sia attualmente confrontata con grandi sfide, una sua privatizzazione implicherebbe la sua separazione dalla Posta, ciò che rimetterebbe in discussione la stretta cooperazione che esiste attualmente tra PostFinance e le altre unità del gigante giallo.

Prima di decidere il destino di PostFinance, hanno sostenuto diversi oratori, occorre inoltre ottenere una visione d'insieme della tematica e chiarire la questione del servizio postale universale del futuro.

Una revisione legislativa dovrà insomma permettere di elaborare un nuovo disegno di legge che affronti il futuro dell'intero gruppo della Posta in modo globale e contenga proposte sia sull'assetto organizzativo in concreto, sia sul finanziamento del servizio universale con i servizi postali e il traffico dei pagamenti.

Diversi oratori hanno tirato in ballo anche la concorrenza nel campo delle ipoteche e dei prestiti che un nuovo attore sul mercato farebbe alle altre banche. Si tratta, ha detto Olivier Feller (PLR/VD) a nome della commissione, di un segmento di mercato dove vige già ora una forte concorrenza; inutile quindi aggiungervi PostFinance, che tra l'altro godrebbe di un'iniezione finanziaria della Confederazione, distorcendo così la concorrenza.

Per i socialisti, invece, la privatizzazione di PostFinance è vista come fumo negli occhi. Stando a Jon Pult (PS/GR), tale idea è frutto del periodo di tassi negativi che ha avuto effetti sugli utili di questa divisione. Ora la situazione è cambiata. A detta del deputato socialista dei Grigioni, PostFinance è un pilastro della Posta che consente il mantenimento delle reti di uffici postali in tutto il paese, anche nelle zone discoste, contribuendo alla coesione del Paese. A parere del suo gruppo, una privatizzazione - che non avrebbe alcuna possibilità di essere accolta alle urne, secondo il deputato, qualora si andasse a votare - rischierebbe, come accaduto in altri Paesi, di sfociare in uno scadimento dei servizi offerti alla popolazione.

Improbo il compito della ministra bernese della comunicazioni la quale, di fronte a una decisione ormai già presa, ossia la non entrata in materia, non ha potuto far altro che ribadire che il Consiglio federale e il suo dipartimento stanno lavorando a un rapporto sul futuro della Posta.

Tuttavia, benché rassegnata, ha approfittato dell'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, facendo notare che anche le banche cantonali godono di una garanzia dello Stato, ma a nessuno viene in mente di parlare di una distorsione della concorrenza o di condizioni di partenza di vantaggio nei confronti degli altri istituti. Quanto alla strategia futura sullo sviluppo della Posta, Sommaruga ha ricordato che l'azienda ne ha già per i prossimi anni e che intende perseguirla con coerenza.

Il fatto che il plenum non voglia nemmeno affrontare il progetto pur dicendosi consapevole delle difficoltà di PostFinance e, in parte, si dica anche favorevole ad ampliarne il raggio d'azione, lancia un segnale poco chiaro all'indirizzo di questa società, secondo Sommaruga.