I tre interventi parlamentari chiedevano la stessa cosa, ovvero che, vista la stangata in arrivo nel 2023, il governo incrementasse del 30% il contributo alla riduzione individuale dei premi emanando un decreto federale urgente con validità limitata a un anno. L'importo supplementare avrebbe dovuto essere versato ai Cantoni a condizione che questi non tagliassero la loro quota di partecipazione.
Una delle mozioni, redatta dal gruppo socialista, era stata adottata seppur di misura dal Nazionale durante la scorsa sessione autunnale. Dal canto loro, gli Stati avevano invece optato per rinviare in commissione il dossier, così da chiarire se una tale misura potesse effettivamente giovare a coloro che hanno bisogno di aiuto.
La decisione è quindi caduta oggi, con i "senatori" che hanno respinto il tris di mozioni, seguendo le indicazioni della commissione. Il relatore Damian Müller (PLR/LU) ha ricordato ad esempio le notevoli spese supplementari a cui si sarebbe andati incontro. Inutile l'intervento di Marina Carobbio (PS/TI), che aveva depositato in prima persona una delle tre, secondo cui una bocciatura era da considerarsi "incomprensibile".
Non è la prima volta che quando si arriva finalmente a soluzioni concrete non si va avanti, si è lamentata la ticinese, che ha sottolineato come tutti "a parole riconoscano la necessità di misure rapide" e definito la proposta "una risposta puntuale". Tuttavia, la mozione a suo nome è stata respinta per 24 voti a 15 e quattro astenuti, un risultato sulla falsariga di quello ottenuto dalle altre due.
"Ridurre i premi individuali è uno dei mezzi più efficaci per aiutare la gente in difficoltà", ha a sua volta protestato Isabelle Chassot (Centro/FR), che pure aveva presentato una delle tre mozioni. "A gennaio l'inflazione ammonterà al 3%, con un aumento dei costi generalizzato. Rischiamo una crisi sociale", ha avvertito la "senatrice" friburghese, indicando nei redditi modesti e in buona parte della classe media le categorie più minacciate.
La bocciatura dei testi è stata per contro difesa dal consigliere federale Alain Berset, che ha citato l'evoluzione meno marcata del rincaro negli ultimi mesi e il già avvenuto adattamento delle rendite come motivi per poter fare a meno delle richieste contenute nelle mozioni. Ma soprattutto, ha detto in aula il titolare del Dipartimento federale dell'interno, "siamo a dicembre, il che renderebbe l'attuazione di quanto domandato molto difficile".