(ats) C'è accordo tra i due rami del Parlamento in merito al progetto di modifica costituzionale sull'imposizione minima delle grandi multinazionali. Oggi il Nazionale si è allineato agli Stati sull'ultima divergenza rimasta, che concerneva la ripartizione all'interno dei cantoni degli introiti supplementari generati dalla futura nuova imposta integrativa.

Come noto, i 137 Paesi dell'OCSE e del G20 hanno raggiunto un'intesa su un'aliquota minima del 15% per le società attive a livello internazionale che registrano un giro d'affari annuo di almeno 750 milioni di euro (740 milioni di franchi al cambio attuale). Se uno Stato intende mantenere un'imposizione più bassa, gli altri possono imporre un'ulteriore tassazione alle imprese assoggettate a un'aliquota inferiore.

Per evitare alla Confederazione di privarsi di entrate fiscali che altrimenti finirebbero all'estero, il Consiglio federale ha proposto una modifica costituzionale per permettere il prelievo di un'imposta integrativa per queste imprese. In base alle stime sono circa 200 le società elvetiche e 2000 circa le filiali di multinazionali attive in Svizzera interessate da questo modello di tassazione. Le circa 600'000 PMI e altre società operanti unicamente in Svizzera non sono interessate dalla riforma.

Le maggiori entrate per le casse pubbliche potrebbero oscillare tra un miliardo e 2,5 miliardi di franchi a partire dal 2026-2027. Nelle scorse sedute le maggiori discussioni in Parlamento si sono concentrate sulla ridistribuzione di questa manna.

Inizialmente il Nazionale aveva optato per una suddivisione in parti uguali tra Confederazione e cantoni. Vista l'opposizione di Governo e Consiglio degli Stati, la Camera del popolo aveva ceduto accettando di lasciare ai Cantoni dove hanno sede le imprese interessate il 75% delle entrate generate da questa nuova imposta, Berna riceverà il 25% restante.

Come accennato, l'ultima divergenza che ancora opponeva Consiglio nazionale e degli Stati riguardava la ripartizione del gettito supplementare della nuova imposta all'interno dei singoli cantoni. Nelle scorse sedute la Camera del popolo aveva deciso che questi devono tenere "adeguatamente conto dei Comuni, ripartendo le entrate analogamente a quanto avviene per l'imposta sull'utile".

I "senatori" avevano però stralciato la seconda parte della frase - quella che fa riferimento all'imposta sull'utile - ritenendo che fosse una eccessiva ingerenza nelle competenze cantonali. Un parere espresso oggi anche dal consigliere federale Ueli Maurer, nel suo ultimo passaggio al Consiglio nazionale prima del pensionamento. Il ministro delle finanze ha inviato il plenum ad avere fiducia nei cantoni e a non creare nuovi strumenti finora sconosciuti al diritto federale. Al voto, il Nazionale lo ha seguito con 104 voti contro 72 e una astensione.

Il dossier è così pronto per la votazione finale di venerdì. Quella popolare dovrebbe aver luogo il 18 giugno 2023.

Un'ordinanza transitoria, la cui consultazione è terminata lo scorso 17 novembre, dovrebbe poi garantire l'applicazione della tassazione minima a partire dal 1° gennaio 2024. Tuttavia, l'entrata in vigore definitiva dipenderà dai progressi dell'attuazione negli altri Stati. La legge corrispondente sarà adottata in una fase successiva.