Lo ha stabilito il parlamento dopo la decisione odierna del Consiglio degli Stati, come il Nazionale in precedenza, di approvare la clausola d'urgenza affinché la modifica di legge, in deroga alle attuali condizioni per esercitare, possa entrare in vigore da subito. Il dossier è pronto per le votazioni finali di venerdì, una pura formalità.
Attualmente ai professionisti stranieri viene imposto di lavorare per almeno tre anni in Svizzera, prima di poter esercitare in territorio elvetico. Secondo la Legge federale sulle assicurazioni malattie (LAMal), a partire dal 1° gennaio 2022 i medici sono infatti tenuti a lavorare per almeno un triennio presso un istituto di formazione post-laurea elvetico riconosciuto, con lo scopo di garantire la qualità delle prestazioni e al contempo assicurarsi che il personale autorizzato a esercitare a carico dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) disponga delle dovute conoscenze relative al sistema sanitario vigente nel nostro Paese.
Secondo diversi pareri pervenuti dai Cantoni, la disposizione attuale potrebbe causare una copertura sanitaria insufficiente soprattutto nel settore della medicina di base ambulatoriale. Per evitare uno scenario simile, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Nazionale (CSSS-N) ha depositato nel maggio del 2022 un'iniziativa parlamentare che chiede di allentare le disposizioni attuali, per evitare il rischio di penuria di medici, soprattutto in alcune regioni periferiche dove i dottori prossimi alla pensione faticano a trovare un successore.
Il progetto completa la disposizione legale affinché, in caso di offerta sanitaria insufficiente, i Cantoni possano derogare alla norma che prevede i tre anni di attività obbligatori. Tale disposizione derogatoria è limitata nel tempo - fino al 2027 - e non deve rimettere sostanzialmente in questione l'obiettivo concernente la garanzia della qualità e dell'economicità delle prestazioni mediche.
La deroga si applicherà soltanto a quattro ambiti medici, ovvero alla medicina generale, alla pediatria, alla psichiatria nonché alla psicoterapia dell'infanzia e dell'adolescenza. Le richieste formulate in aula di non porre limiti alla specializzazioni interessate, sulla base della scarsità di medici di cui soffrono determinate regioni e cantoni periferici, dove mancano sia medici generici che, soprattutto, specialisti, sono state tutte respinte.